“L’arte di sposarsi ancora” / Quanti di voi, credono ancora nel matrimonio? Il legame artistico è un legame di vita, specialmente se si fa parte di un collettivo. Un collettivo vero, non uno di quei gruppi di persone con lo stesso percorso, la stessa età e la stessa idea da imporre agli altri. Un collettivo i cui membri hanno dai 20 ai 60 anni, provenienze diverse, storie diverse, idee diverse messe al servizio della stessa necessità di incidere con l’arte un territorio anestetizzato come quello umbro e quello italiano in genere. Quando sei un gruppo di persone diverse i legami che ti tengono insieme sono più forti, più necessari, viscerali: ci vogliono stima reciproca, amicizia fraterna, amore vero.
Il 10 settembre 2015, presso Palazzo Reale di Milano, a un passo dal Duomo, affacciati su una delle piazze più belle d’Italia, il Presidente di Emergenze Antonio Cipriani e il Ministro della Difesa Valentina Montisci hanno sigillato il loro amore in un matrimonio speciale, celebrato dal Sacerdote di Emergenze Antonio Brizioli, investito per l’occasione di fascia tricolore. Al rito, tenutosi in un clima di scanzonata sacralità, ha fatto seguito una festa conviviale con un centinaio di persone provenienti da ogni dove: il riassunto di decenni di incontri sul territorio dell’arte, del racconto, del teatro, della poesia… La festa si è tenuta presso la fabbrica recuperata RiMaflow di Trezzano sul Naviglio, dove operai eroici quanto ingegnosi hanno risposto al licenziamento con il recupero della fabbrica dismessa, autogestita e progressivamente riportata a produrre dal basso. Un luogo simbolico, già, perché quando i legami sono forti hanno un peso anche i simboli e un centrotavola non vale l’altro, una musica non vale l’altra, la partita a calcio da ubriachi sul piazzale della fabbrica è un gesto più sensato del previsto.
Le tre foto sacralmente poggiate sull’altare della Madonna del Pozzo, ritraggono rispettivamente i volti di Antonio Cipriani e Valentina Montisci, Antonio Brizioli, i tre fondatori del progetto artistico-editoriale Emergenze che da dicembre scorso si muove fra l’Umbria e il mondo con un giornale cartaceo, un giornale online e iniziative d’arte contemporanea. Gli scatti sono del fotografo milanese Walter Meregalli, artista in viaggio che lo scorso febbraio è giunto a Perugia a sostegno di Emergenze e ha costruito un set fotografico a cielo aperto in piazza Matteotti, scattando centinaia di ritratti a persone fermate per strada mentre sopra la loro testa i membri del collettivo Emergenze stavano installando un filo rosso che tuttora ricompone simbolicamente la città di Perugia, attraversandola da parte a parte per quattro chilometri (l’operazione si chiama “Riprendere il filo”, realizzata in collaborazione con l’artista maltese Kristina Borg). I 112 volti poi selezionati da Meregalli sono andati a comporre la mostra “Emergenze Ritratte”, esposta alla chiesa di Santa Maria della Misericordia (Perugia) fra il 26 settembre e il 31 ottobre 2015. Di questa mostra si propongono tre ritratti che simboleggiano il legame forte di un collettivo, di persone che si incontrano per caso e scelgono di condividere tutti i giorni e tutte le notti della propria vita.
Non è facile stare insieme, ma noi crediamo ancora nel matrimonio.
Antonio Brizioli / Sacerdote di Emergenze
“Opus & Light” ideazione e progetto di Franco Troiani / Studio A’87, prevede interventi di singoli artisti nello spazio della Chiesa Madonna del Pozzo di Porta Monterone, all’ingresso sud della città medioevale di Spoleto. Installazioni e opere contemporanee a confronto con la specificità del luogo che vanta un pregevole ciclo di affreschi di un intero secolo della pittura italiana (1493-1600).
CHIESETTA di S. MARIA DEL POZZO o DEI MIRACOLI / Porta Monterone SPOLETO
Madonna col Bambino e I SS. Giovanni Battista e Pietro Martire ( Madonna Del Pozzo) 1493
Iscrizione: imago s. johannis baptistae/anno gratiae mccccxciij mensis ottobris xi/imago s. petri martiris:”.
S. Francesco, S. Antonio da Padova, S. Pietro, S. Paolo, Eterno (Affresco sec. XVI )
Nei pressi di Porta Monterone, o Porta San Pietro, si incontra il prospetto seicentesco della minuscola chiesa di S. Maria del Pozzo, così detta perché costruita su un pozzo alimentato da una vena d’acqua tradizionalmente considerata curativa “della rogna”, secondo la testimonianza del fabbro attivo, ancora fino a qualche anno fa, nella sua bottega antistante alla chiesetta.
L’affresco della parete di fondo è riferibile alla tendenza espressionista-benozzesca del secondo Quattrocento spoletino: la Madonna, col Bambino stante e benedicente, ha forme ampie e monumentali, e così anche il S. Giovanni Battista, dal mantello capricciosamente agitato, e il S. Pietro Martire, nella iconografia tipica delle figurazioni che del compatrono spoletino ritroviamo in S. Domenico e nella cappella di S. Anna in Duomo, di tre quarti, col capo reclinato, con la palma del martirio e il libro. Sotto al dipinto corre l’iscrizione in caratteri corsivi.
Gli altri affreschi sono un prodotto tipico di una bottega spoletina cinquecentesca, fedele ai modi inaugurati ai primi del sec. XVI da Giovanni Spagna e poi canonizzati dall’allievo Jacopo Siculo. Sulle pareti laterali, entro edicole distinte da pilastri con decorazioni nastriformi, sono raffigurati a destra S. Francesco e S. Antonio da Padova, a sinistra S. Pietro e S. Paolo, probabili allusioni al fatto che da Porta Monterone, altrimenti detta Romana, entra in Spoleto il diverticolo della via Flaminia proveniente dall’Urbe, accanto al quale, fra l’altro, sorge la collegiata di S. Pietro; nella volta è l’Eterno; il fregio è costituito da metope con cherubini separate da triglifi; sopra la porta, il monogramma mariano, con la mezzaluna dell’Ascensione, è aggiunta ottocentesca.
Illeggibile è la tabella dipinta sulla faccia della mensa d’altare, che sembra fare riferimento a miracoli operati nel 1500 e nel 1535.
E’ pensabile che l’immagine di fondo sia stata realizzata con la constatazione delle proprietà taumaturgiche della vena d’acqua e che ben presto ambedue siano state racchiuse in un piccolo ambiente. Nel 1572 la Sacra Visita dell’arcivescovo di Gaeta Pietro de Lunel, attuatore a Spoleto delle direttive tridentine, definisce la chiesetta “sacellum sanctae mariae del Puzzo apertum parvum et indecens / In quo aliquando fuit celebratum” (“sacello di Santa Maria del Pozzo, aperto, piccolo e indecoroso, in cui a volte si è celebrata messa”): l’aggettivo “apertum” ci fa capire che essa dava direttamente sulla strada; la mancanza di decoro (“indecens”) dettò il provvedimento emanato dall’arcivescovo, il quale “Inhibuit deinceps celebrari in / eo” (proibì di officiarvi da allora in poi ).
Evidentemente le acque del pozzo continuarono a produrre miracoli, il che equivale a dire che la devozione per la Madonna del Pozzo era particolarmente radicata nel popolo di Monterone, per cui dopo la visita di Pietro de Lunel si provvide a rendere il sacello decens, decorandone le pareti e chiudendolo con la realizzazione della facciata, in probabile concomitanza con la costruzione dell’edificio sovrastante (Roberto Quirino).
Energia vitale dell’acqua sorgente del Pozzo ed energia misteriosa dell’Arte,
alimentate dalla Luce divina ed eterna, opera dell’Altissimo,
verticalità che unisce materia e spirito…
una tenue luce rende tutto visibile a viaggiatori e passanti, giorno e notte.
WALTER MEREGALLI / Fotografie da “EMERGENZE RITRATTE”
Inaugurazione: sabato 7 novembre 2015 dalle ore 17:00 / Porta Monterone SPOLETO
Installazione visibile ad orario continuato, giorno e notte fino al 10 dicembre 2015