Spoleto

Opere danneggiate dal sisma, arrivano 24 restauratori | Il sogno concreto di una scuola di restauro a Spoleto

Dodici restauratori grazie ad un progetto della Consulta delle Fondazioni delle Casse di risparmio dell’Umbria ed altrettanti con i finanziamenti del ministero per i Beni culturali: sono in tutto 24 gli esperti che si avvicenderanno a partire da lunedì prossimo nel deposito di Santo Chiodo di Spoleto per mettere in sicurezza e restaurare centinaia di opere danneggiate dal terremoto e qui custodite.

Il progetto, denominato “Task Force Restauratori per la Valnerina”, è stato presentato giovedì mattina nella sede della Fondazione Carispo, a Spoleto, dal presidente Sergio Zinni (che è anche presidente della Consulta delle Fondazioni umbre), insieme alla soprintendente ad archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria Marica Mercalli, alla presenza dell’assessore regionale alla cultura Fernanda Cecchini, al presidente del Consiglio comunale di Spoleto Sandro Cretoni ed alla dirigente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Oriana Sartiani.

L’avvocato Zinni ha ricordato come la Consulta delle Fondazioni umbre ha mostrato finora molta attenzione all’area colpita dal terremoto, impegnando 2 anni fa 300mila euro per l’affitto dei moduli per poter riaprire le scuole a Norcia, quindi il bando per 450mila euro per sviluppare delle idee per lo sviluppo del territorio. Ora, questo nuovo progetto, per il quale sono stati messi a disposizione circa 130mila euro, che nasce dalla richiesta della soprintendente Mercalli per la messa in sicurezza delle opere danneggiate dal sisma e recuperate. Il presidente della Fondazione Carispo, che ha voluto ringraziare i colleghi delle altre fondazioni umbre, ha ricordato quindi come sono stati selezionati 12 restauratori che avranno appunto il compito di mettere in sicurezza le opere all’interno del deposito dei beni culturali di Santo Chiodo. Finora, infatti, ad occuparsene oltre alla Soprintendenza sono stati dei restauratori arrivati grazie alla collaborazione con l’Opificio delle Pietre dure di Firenze.

“Noi non finiremo mai di ringraziare la Fondazione Carispo per questo importante contributo a favore dell’arte, che va ad aggiungersi a tutti gli altri che questo ente mette in campo per vari settori” ha evidenziato Sandro Cretoni a nome del Comune di Spoleto.

Mentre l’assessore regionale Fernanda Cecchini ha ricordato come questo progetto dà continuità a quando fatto finora. “La Consulta delle Fondazioni delle Casse di risparmio dell’Umbria – ha osservato la Cecchini – è uno strumento indispensabile per sostenere progetti di qualità che altrimenti faticherebbero a vedere la luce. Questa è una occasione per un numero consistente di giovani, ma si inserisce anche all’interno di un processo più ampio: c’è stato un lavoro importante fatto fin qui sulle opere d’arte danneggiate dal sisma, ma siamo in una fase di passaggio. Il deposito regionale di Santo Chiodo – ha aggiunto – è una cosa unica a livello nazionale, meno male che c’è, ha rappresentato una sorta di policlinico per le opere d’arte. Ora come Regione e come Soprintendenza dobbiamo ambire a qualcosa di più: a far sì che questa esperienza con l’Opificio delle Pietre Dure ci metta nelle condizioni di poter pensare a una scuola di restauro per capitalizzare il lavoro fatto finora e dagli continuità. Poi sarà chi ha le competenze ad entrare nel merito e a delineare i contorni di quello che si potrà costruire, naturalmente ci sarà bisogno della compartecipazione del ministero dei beni culturali”. E proprio sull’attenzione del Mibac per la struttura di Santo Chiodo, l’assessore regionale alla cultura ha ricordato come in questi ultimi anni non c’è sottosegretario che non vi abbia fatto visita, sostenendo che esso vada portato come esempio.

Ad entrare nel dettaglio di questo “sogno” per le quali si stanno iniziando a mettere le basi la soprintendente Marica Mercalli: “L’idea è che questo centro di Santo Chiodo diventi un centro permanente in Umbria, noi in Umbria abbiamo bisogno di creare un polo del restauro, una scuola di formazione per i giovani, un laboratorio che continui a lavorare: lì abbiamo ricoverato 6.500 opere, dunque ci sarà da lavorare per diversi anni. Allora sarebbe importante garantirsi un centro stabile, che abbia finanziamenti sia regionali che statali”. L’ipotesi è di portare a Spoleto una sede distaccata dell’Opificio delle Pietre dure. Al momento non c’è nulla di concreto, ma c’è stata una interlocuzione solo tra Soprintendenza e Regione in attesa di condividere l’idea con l’Opificio delle Pietre dure.

Quanto invece al progetto “Task Force Restauratori per la Valnerina”, l’obiettivo è di mettere in sicurezza almeno 350 opere (quante quelle interessate da interventi nell’ultimo anno). Sono stati selezioni – ha evidenziato la Mercalli – 12 restauratori tra giovani e meno giovani, “che ci garantiranno una osmosi di esperienze“. I primi restauratori saranno operativi da lunedì prossimo, 18 febbraio, e si alterneranno. Ma non saranno gli unici presenti: grazie all’Opificio delle Pietre dure di Firenze, infatti, ne arriveranno altri 12. In questo modo a Santo Chiodo per un anno si alterneranno 8 restauratori al giorno. 

Se i restauratori del progetto finanziato dalla Consulta delle Fondazioni umbre sono tutti locali, gli altri 12 del gruppo dell’Opificio (che saranno stipendiati dal Mibac) arriveranno da tutta Italia.

L’idea è poi di creare delle esposizioni all’interno del deposito, in attesa che finalmente in Valnerina tornino ad essere disponibili luoghi espositivi per riportare le opere d’arte nei loro luoghi d’origine. Per la maggior parte dei casi, però, si tratta di oggetti sacri, tele e altro di proprietà della Diocesi, con i tempi di ricostruzione delle chiese ancora lunghi. Quanto invece al museo della Castellina di Norcia, è stato evidenziato come i danni alla struttura sono limitati ed i fondi per la ricostruzione sono stati già stanziati.