Una inchiesta brillante, inficiata però da un clamoroso errore giudiziario. E’ quella ribattezzata “Catch me” (Prendimi, dal titolo del noto film con Di Caprio) scattata all’alba del 9 novembre 2012 da parte della Squadra mobile di Perugia che mise fine alla truffa orchestrata da un imprenditore napoletano ai danni di diverse banche cui, secondo l’accusa coordinata dalla Procura di Perugia, aveva “sfilato” circa 20milioni di euro grazie alla complicità anche di tecnici e funzionari di banca. Una decina le persone raggiunte da provvedimenti di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari. Tra queste Carlo Mugnoz, funzionario di Banca Marche, molto conosciuto e stimato non solo per il suo passato sportivo ma per essere un bancario ‘tutto d’un pezzo’, inavvicinabile.
La notizia del suo arresto destò molto clamore non solo tra Trevi e Foligno dove il dottor Mugnoz (nella foto) risiede, ma anche a Spoleto dove per anni aveva lavorato in BPS cominciando la sua brillante carriera. Una professione devastata da quel provvedimento giudiziario che il giudice di Perugia ieri l’altro, al termine dell’udienza preliminare, ha definitivamente archiviato dichiarando il ‘non luogo a procedere’.
L’ipotesi che il funzionario fosse finito da innocente al centro dell’inchiesta, la si era avuta già 10 giorni dopo l’arresto (a lui furono concessi i domiciliari) quando il gip Alberto Avenoso aveva revocato la custodia cautelare al bancario e all’architetto Federici. Fondamentali per la difesa, affidata all’avvocato Giancarlo Viti, fu non solo la documentazione acquisita ma anche alcune intercettazioni telefoniche che dimostravano come i comportamenti di Mugnoz non fossero di “benevolenza nei confronti dell’imprenditore”, come ebbe a scrivere il giudice Avenoso. Nel corso del tempo, a quanto fu possibile appurare, il funzionario aveva infatti sempre osteggiato le richieste di finanziamento del faccendiere, che però trovavano il puntuale accoglimento dei vertici dell’istituto marchigiano. “Un epilogo scontato” commenta a Tuttoggi.info il legale Viti “epilogo che rende giustizia ad un uomo ingiustamente mortificato nella sua dignità anche di professionista”.
Mugnoz sta ora aspettando il deposito della sentenza che si dice pronto ad impugnare contro il Ministero di giustizia per i danni subiti dalla ingiusta detenzione. Analoga iniziativa potrebbe essere presa anche nei confronti della banca che, dall’inizio dello scandalo, ha messo in aspettativa il proprio dipendente. La lettura della sentenza ha fatto ben presto il giro di Trevi dove in molti, tra cui le autorità cittadine, si sono volute complimentare con il bancario.
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