Un altro importante colpo è stato assestato ai malviventi che in questi giorni, con i loro furti, hanno sconvolto l’Altotevere e tutta la provincia di Perugia. A riferirlo con orgoglio sono stati, questa mattina, il capitano Alfredo Cangiano, comandante della compagnia dei Carabinieri di Città di Castello, il Colonnello Giovanni Mele, comandante del nucleo di Polizia Giudiziaria e il luogotenente Michele Ursi del Nucleo Operativo e Radiomobile tifernate.
Dopo mesi di indagini, partite da Pierantonio, e le “importantissime testimonianze dei cittadini”, l’intensificazione dei pedinamenti in giro per la provincia, ma soprattutto nel nord della regione, hanno permesso ai Carabinieri di Città di Castello, in collaborazione con la Sezione di Polizia Giudiziaria di Perugia di soffermarsi sugli strani movimenti di un gruppo di nomadi stanziali italiani residenti a Foligno, spesso in giro a bordo di un’Audi. Dopo vari pedinamenti, mercoledì 26 novembre, i militari hanno seguito i sospetti fino a Bevagna, dove il conducente dell’auto avrebbe lasciato i suoi tre complici nei pressi di una casa di periferia.
Il losco gruppetto si è quindi avvicinato all’abitazione, in quel momento vuota e, forzando una finestra, si è introdotto dentro. Dopo aver trafugato uno scarno bottino (pochi monili d’oro), i tre sono risaliti nell’Audi. L’intervento dei Carabinieri, coadiuvati anche dai militari di Bevagna, a questo punto, non si è fatto più attendere e le pattuglie presenti hanno bloccato il veicolo e i suoi occupanti, tutti arrestati in flagranza di reato per furto in appartamento.
Nell’Audi della banda, che non risulta rubata, è stata ritrovata la refurtiva, già restituita al legittimo proprietario e alcuni oggetti come guanti e piccole pile.
I nomadi stanziali, di età compresa tra i 20 e i 34 anni e tutti con precedenti di Polizia, hanno trascorso la notte nelle camere di sicurezza e nel pomeriggio di ieri sono stati condotti al tribunale di Spoleto, dove è stato convalidato l’arresto. In attesa del processo del prossimo febbraio, i membri della banda sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni (piccole case “mobili”). Ora proseguono le indagini per capire quanti furti, i quattro, abbiano commesso nella provincia o in Altotevere.
Il capitano Cangiano tiene a precisare, per rassicurare i cittadini e per scongiurare le svariate leggende nate in questi giorni, che questo tipo di banda “opera spesso a casaccio”, senza seguire gli spostamenti dei proprietari, e “non utilizza mai strumenti per addormentare o far del male agli inquilini”. Ci sarebbe casualità anche nel modus operandi e nelle modalità di entrata nelle abitazioni.