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Omidicio dell’8 Marzo / I funerali di Ofelia / Le perizie e le indagini

Sara Minciaroni

Daniel Darbu non voleva accettare l’idea di perdere Ofelia. Lo ha confessato lui stesso, prima di ammettere definitivamente di essere stato lui a uccidere la fidanzata. “Stavo male al pensiero che lei sarebbe sopravvissuta e io sarei morto”. E ancora una volta un delitto che sembra una vendetta per un’annunciata fine del rapporto viene spiegato con la paura di perdere l’altro. Ma il piano di sangue è andato in scena a metà e a pagare con la vita, la “colpa” di non voler seguire il suo uomo  è stata una ragazza di 28 anni.

Le perizie. In queste intense giornate di indagini coordinate dal magistrato titolare del fascicolo Angela Avila e svolte dai carabinieri del comandante della compagnia di Gubbio Piergiuseppe Zago sono almeno tre le perizie già disposte.

OFELIA, SGOZZATA L’8 MARZO DALL’UOMO CHE DICEVA DI AMARLA – AGGIORNAMENTI

Una fine assurda. La prima perizia è quella riferita all’autopsia sul corpo della giovane Ofelia svolta dal medico legale Luca Pistolesi e dalla quale sarebbero emersi gli atroci dettagli di una fine assurda. Daniel prima di finirla con una coltellata netta e profonda alla gola l’avrebbe colpita più volte con quel cutter (o taglierino), provocandole altre ferite al viso, che aveva acquistato la mattina stessa del delitto in una ferramenta di Gualdo Tadino. Ma non solo, prima ancora l’avrebbe colpita alla nuca e al volto con un asse di legno, forse una mensola, anche se gli inquirenti stanno cercando di chiarire da dove provenisse, visto che non sembrerebbe appartenere all’arredo della stanza. E stando sempre alla probabile ricostruzione dell’accaduto, l’assassino avrebbe tentato di coprire le urla usando un cuscino, per poi  sferrare il fendente fatale.

OMICIDIO DELL’ 8 MARZO / PRIMA L’HA COLPITA CON UNA MENSOLA E POI L’HA SGOZZATA

Telefoni, Facebook e Skype. C’era un nodo importante da sciogliere in questa drammatica indagine. Capire se veramente l’assassino dopo il suo gesto avesse inviato alla sorella in Romania le immagini dell’atrocità commessa. Proprio dalle perizie affidate a un esperto, una delle quali depositata già ieri mattina, questo nodo verrà sciolto. Da indiscrezioni si apprende che effettivamente dopo il delitto, Darbu ha tentato una videochiamata con la congiunta in Romania, una chiamata interrota per l’assenza di campo ma dalla quale la sorella ha capito quanto bastava e cioè che veramente il fratello aveva posto fine alla vita della fidanzata. Nei tabulati quelle tracce sarebbero rimaste a indicare un orrore in più, in questo atroce assassinio.

La premeditazione. Un taglierino acquistato per pochi spicci, nello stesso giorno in cui lo si utilizza come arma del delitto è un elemento che spalanca la prospettiva della premeditazione, soprattutto se a questo si aggiunge il fatto che al momento dei soccorsi i medici hanno trovato in tasca al killer le chiavi della camera da letto. Darbu avrebbe quindi, anche, secondo la ricostruzione degli inquirenti, chiuso ogni possibile via di fuga alla donna prima di ucciderla.

Il corpo adagiato sul letto. Al loro arrivo i carabinieri, avvisati dai familiari, hanno trovato Ofelia distesa sul letto, in un lago di sangue. Accanto a lei il corpo di Barbu, che dopo l’omicidio aveva tentato di tagliarsi le vene dei polsi. I due ragazzi erano distesi sul letto, uno accanto all’altro, ma solo l’omicida era ancora vivo. E infine quelle scritte sul muro, fatte con il sangue, dove l’assassino ha vergato una frase inequivocabile “Come ha sofferto la mia famiglia, e sta soffrendo, così soffra anche la tua”.

OMICIDIO DELL’ 8 MARZO / L’ASSASSINO VERGA SUL MURO “FAMIGLIA” COL SANGUE

I funerali. Sono passati 11 giorni dal pomeriggio in cui Ofelia Bontoiu è stata uccisa nella camera di un albergo a Gualdo Tadino. La scorsa settimana i genitori e i due fratelli Ovidio e Dragos sono tornati in Romania per accompagnare la salma della 28enne nella sua terra di origine e darle l’ultimo saluto, prima della sepoltura nel cimitero di Bacau. Ora il padre e la madre resteranno per un po’ dai parenti, in cerca di conforto, mentre i fratelli hanno già fatto ritorno a Gualdo per seguire da vicino, tutelati dall’avvocato Daniele Gubbiotti tutti gli sviluppi di quello che verrà ricordato come “l’omicidio dell’8 marzo”.

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Il killer. Daniel Darbu intanto, trascorre le sue giornate dietro le sbarre del carcere di Capanne in attesa della conclusione delle indagini, dopo che il Gip Alberto Avenoso ha convalidato l’arresto per quello che sembra assumere sempre di più i contorni di un delitto passionale. Un’atroce vendetta del fidanzato nei confronti di quella giovane compagna che aveva fatto marcia indietro e non se la sentiva di lasciare la sua città e la sua famiglia per seguirlo in Inghilterra.

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