Cronaca

Omicidio via Oberdan il Riesame, “Renate Kette resti in carcere”

Era stata discussa martedì scorso, davanti al tribunale del Riesame (Verola, Narducci, Semeraro), l’istanza presentata dall’avvocato Saschia Soli per Renata Kette, in carcere per aver ucciso Danielle Claudine Chantelain nell’appartamento di via Oberdan. Con il legale che, attraverso una ricostruzione appassionata, ha sottolineato che in fase di richiesta della revoca della misura cautelare era stato espresso il pericolo di fuga, mentre “la mia assistita è rimasta sempre lì, anche dopo la tragedia”.

Omicidio via Oberdan, l’autopsia “Danielle non ha avuto nemmeno la forza di difendersi”

L’avvocato ha poi rimarcato la totale insufficienza delle circostanze aggravanti, tracciando anche un profilo di Renata partendo “dal suo passato drammatico, a cominciare da quando da bambina aveva visto morire sotto i suoi occhi i genitori. Dalla sua condizione di apolide e della disforia di genere per la quale ha tutte le caratteristiche di un uomo in un corpo di donna e di quanto questa condizione abbia caratterizzato la sua vita, insieme al fatto di non essersi mai sentito accettato. Fino a quando ha capito che stava per essere mandato via da quella casa dove aveva vissuto con la compagna defunta (figlia della vittima, ndr)”.

Ma secondo il pm e il Gip quello di cui Danielle è rimasta vittima è un omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’età della vittima. Perché Renate Kette (che nel quartiere chiamavano con il nome maschile di “Tito”)  è biologicamente una donna, ma il suo aspetto e la sua forza fisica sono molto più simili a quelli di un uomo. Forse è per questo che “la svizzera”, la 72enne di cui l’indagata era ospite e che ha spinto giù dalle scale a seguito di una lite, forse l’ennesima,  non ha avuto la prontezza ne la forza di provare a respingerla o a divincolarsi.

Nelle scorse ore la decisione finale: Il tribunale del Riesame di Perugia ha deciso che la Kette deve rimanere in carcere. Rigettata dai giudici Giuseppe Narducci, Luca Semeraro e Marco Verola l’istanza della difesa. Kette resta dunque nel carcere di Capanne.