Cronaca

Omicidio via Oberdan, l’autopsia “Danielle non ha avuto nemmeno la forza di difendersi”

Danielle non si è difesa. Sul suo corpo non ci sarebbero segni evidenti di quelle lesioni che sono tipiche di chi ha cercato di opporsi ad un’aggressione. In questo si spiegano parte delle accuse che vengono addebitate a Renate Kette che parlano di omicidio volontario aggravato, secondo il pm, dai futili motivi e dall’età della vittima. Perché Renate Kette (che nel quartiere chiamavano con il nome maschile di “Tito”)  è biologicamente una donna, ma il suo aspetto e la sua forza fisica sono molto più simili a quelli di un uomo.

Forse è per questo che Danielle Chatelain, la 72enne di cui l’indagata era ospite e che ha spinto giù dalle scale a seguito di una lite, forse l’ennesima,  non ha avuto la prontezza ne la forza di provare a respingerla o a divincolarsi.

C’è negli atti il racconto choc di una testimone, commerciante di via Oberdan dove la Kette è andata dopo l’omicidio con una birra in mano a raccontare cosa aveva appena fatto: “Tito spiegava di averlo fatto in seguito all’ennesimo rifiuto di essere ancora mantenuto e ospitato da lei; il rifiuto di Daniela avrebbe scatenato tutta la sua ira fino a decidere di ucciderla”.

Versione che la  Kette conferma anche al gip Lidia Brutti: “Quando mi ha detto delinquente, devi andare via, non ci ho visto più, mi sono avvicinato e l’ho spinta giù dalle scale; lei è rimasta a terra tra il penultimo e l’ultimo scalino (dove la troverà il personale del 118), aveva sbattuto il braccio e la testa ma era cosciente credo, mi sembra di ricordare che abbia fatto un movimento come per rialzarsi, oppure ha ruotato su se stessa. Io mi sono avvicinata mentre Daniela era a terra con il viso rivolto contro il pavimento dello scalino, l’ho presa non ricordo se per i capelli ed ho sbattuto il suo capo per due o tre volte contro il gradino“.

Conferme a questa ricostruzione si attendono dall’esito dell’autopsia che il medico legale Sergio Scalise Pantuso ha effettuato nella giornata di oggi e le cui risultanze saranno depositate nei prossimi giorni dopo attente valutazioni. Al momento sarebbero emerse un gran numero di lesioni alla testa e al volto della vittima, tante da renderle difficilmente distinguibili tra loro. Compatibili di certo con la caduta dalle scale e anche con le percosse descritte nella ricostruzione. Risposte che non sono così scontate e immediate e che saranno la base anche della tesi difensiva dell’avvocato Saschia Soli.

Ma gli aspetti che gli uomini della squadra mobile guidati da Marco Chiacchiera dovranno chiarire sono legati anche ai precedenti, come il racconto di un’amica della vittima che parla di liti e violenze: “L’ultimo episodio sabato scorso – spiega – Daniela è venuta da me, disperata e mi ha raccontato che Tito, nel corso di una delle solite liti, aveva tentato di strangolarla. Le discussioni erano sempre più frequenti: Tito secondo Daniela le rubava il denaro, buttava il cibo che non gradiva e abusava di sostanze alcoliche”.