E’ stato Roman Varyshko, 31 anni, ucraino, ad uccidere con ogni probabilità l’ingegnere moldavo Titov Denis di 32 anni (nella foto in home page). Per i carabinieri il caso è pressochè chiuso anche se si attendono gli esiti della autopsia e le analisi condotte dalla scientifica coordinata dal dottor Suodani. Con lui è finito in carcere anche il connazionale Ravlyuk Mykhaylo, 45 anni, il più anziano dei tre, conosciuto con il soprannome di Misha, con l’accusa di favoreggiamento: secondo l’accusa avrebbe aiutato Varyshko a ripulire l’appartamento dove si è verificato l’omicidio. Misha sarebbe sposato con una ucraina che lavorerebbe in Umbria come badante e che ieri ha appreso dell’arresto del marito. Ma ricostruiamo il grave delitto, che ha letteralmente sconvolto la città del festival. Sono le 4 di ieri mattina quando Misha suona il campanello del proprietario di casa che gli vive al piano inferiore: chiede aiuto l’ucraino, per il suo ‘amico’ moldavo che ‘si sente male’. L’uomo, Andrea Francucci, capitano dell’esercito, entra nell’appartamento e trova il moldavo riverso in terra. In pochi secondi Francucci intuisce che Titov è morto e che il decesso potrebbe non essere stato causato da un malore: immediata la telefonata al 112 che in pochi minuti invia una gazzella sul posto. Il volto tumefatto di Titov non è compatibile con la versione che i due ucraini tentano di dare. Da Perugia parte una squadra del S.i.s., la sezione investigazioni scientifiche, che comincia tutti i rilievi del caso. Intanto i due ucraini vengono portati in caserma dove vengono interrogati dal tenente Telese e, più tardi, dal sostituto procuratore Pasquale Principato che ne disporrà l’arresto. I militari del nucleo operativo nel frattempo parlano con i primi testimoni. La posizione dei due si aggrava di minuto in minuto. Sopratutto quella del più giovane, che risulta peraltro essere clandestino: sarebbe stato lui ad uccidere il moldavo. Difficile stabilire con precisione l’ora. A quanto appreso sarebbe comunque antecedente le 22.30 di ieri. Roman, probabilmente ubriaco, avrebbe assassinato il Denis per la presunta sparizione dall’appartamento di pochi euro. Forse i carabinieri hanno anche individuato l’arma del delitto, un ferro da stiro. Una parziale anticipazione arriva proprio dal comunicato emesso dal Comando provinciale della Benemerita, quando i militari scrivono di aver “rinvenuto i lembi bruciati del giubbotto del roman”. Potrebbe però aver inferto quei terribili copi anche con un bastone, atteso che proprio nel pomeriggio – stando a quanto riferiscono alcuni commercianti della via – i tre stranieri avevano portato in casa della legna per il camino. Una battuta di troppo e la furia di Roman si è abbattuta su Titov. Di più non è possibile sapere. Pare che al momento del delitto Misha si trovasse in un internet point poco distante da Via dei Gesuiti e che abbia lasciato l’esercizio solo a metà serata. A TO(®) l’impiegato non dice nulla: “c’è la privacy e poi sono solo un impiegato, mi faccio i cazzi miei, arrivederci”. E’ probabile che Misha, una volta rientrato in casa, si sia accorto di quanto successo ed abbia aiutato Roman a ripulire l’appartamento delle tracce di sangue. Che non sarebbero però sfuggite alla scientifica dei carabinieri. L’esito della autopsia sarà importante per stabilire anche l’ora esatta della morte: il sospetto è che il povero moldavo si sarebbe potuto salvare se solo i due ucraini avessero chiesto aiuto.
I commercianti “Abbiamo paura” – Foto (clicca qui)
La camera piena di macchie di sangue. Foto-video (clicca qui)
L'arresto dei due ucraini – Foto (clicca qui)
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