Carlo Ceraso
Forse siamo davanti ad un vero e proprio attacco da parte di qualche troll che ha macabramente deciso di speculare su alcune delle ultime disgrazie che hanno riempito le cronache italiane. Così dopo le offese con foto e post alla memoria del piccolo Jacopo Riganelli, il bimbo di Passignano sul Trasimeno morto all’interno dell’auto del papà, mediante una pagina di Facebook, ora è la volta di un’altra tragedia che ha colpito gli italiani, quella dell’omicidio del giovane Sarah Scazzi. Proprio scorrendo le pagine del primo profilo, finito già in una inchiesta avviata dalla polizia postale di Perugia e coordinata dal pm di Perugia, TO® scopre un’altra pagina, ancor più offensiva, che sembra finora sfuggita agli inquirenti: “Brava zia Cosima: Sara sei solo una….”. Nel gergo di internet i troll sono soggetti che, quasi sempre mascherati da nickname di fantasia, interagiscono con altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.
Non sfugge che entrambi i profili sono stati aperti con ogni probabilità fra il 26 e il 27 maggio scorso, forse dalla stessa mano. In quello che riguarda il piccolo Jacopo e i suoi genitori, si registra un primo commento offensivo da tale “Tano il grande” proprio alle h. 8.58 del 27 maggio, neanche 1 ora dopo che il profilo era stato ‘aperto’. In quello che inneggia alle presunte responsabilità di Cosima Misseri (in carcere con la figlia Sabrina per l’omicidio della piccola Sarah) e sbeffeggia la figura della ragazzina, il primo commento – stavolta però di critica nei confronti dell’autore della pagina stessa – è delle 7.15 di giovedì scorso. Anche questa pagina è stata segnalata al social network: Fb però non ha provveduto ancora neanche a rimuovere quella sul piccolo Jacopo, nonostante l’ordine della polizia di venerdì scorso di chiudere il profilo. Su questo fronte però gli inquirenti hanno già individuato una decina degli autori di quei messaggi che, a quanto fanno sapere dalla Questura perugina, conterrebbero “gravi ipotesi di reato”. Ma la vicenda della piccola Sarah sembra ancora tutta da indagare
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