Continuano le ricerche dei tre malviventi che venerdì sera hanno rapinato la casa del padre di Luca Rosi (leggi l’articolo di TO), il 38enne di Ramazzano, vicino Perugia, ucciso poi da quattro colpi di pistola. Dalle ricostruzioni dei Carabinieri, i tre rapinatori, pare con accento dell’est, sono entrati in casa dando un calcio alla porta della cucina, hanno legato Luca, sua madre, la fidanzata e il nipote, e hanno messo a soqquadro la villa. Ma ad un certo punto, la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata, quando i tre avrebbero cominciato a infastidire la ragazza, e Luca, per difenderla, sarebbe stato freddato da quattro colpi di pistola, il primo alla gamba, che lo ha immobilizzanto, poi gli altri, al torace. Scioccato il nipote della vittima, il bambino di soli 8 anni, legato e picchiato anche lui: ancora non sa che lo zio è morto.
I carabinieri proseguono nelle loro ricerche, battendo palmo a palmo la zona: una delle piste che pare i militari stiano seguendo sarebbe quella che ricongiungerebbe con un filo rosso le rapine verificatesi ai danni di altre villette del perugino, in quest’ultimo periodo, anche per via della loro dinamica. Dopo il ritrovamento della Golf della vittima non lontano dalla villa, usata dai tre malviventi per fuggire, adesso l’auto verrà passata al vaglio degli inquirenti per gli accertamenti del caso. È inoltre probabile che i tre avessero anche un’altra auto, con la quale poi si sarebbero successivamente allontanati dal luogo del delitto. I militari stanno anche controllando un’altra vettura rubata e poi abbandonata. Questa mattina sono arrivati i Ris, che hanno recuperato alcuni effetti personali. La famiglia Rosi si trova adesso a casa della figlia, dove continua il via vai di amici e parenti per il cordoglio.
Questa mattina anche il parroco di ramazzano, Monsignor Mariano Cesaroni, ha espresso parole di vicinanza per la famiglia di Luca, accusando chi ha compiuto un gesto tanto efferato: “oggi contano solo i soldi e per i soldi si ammazza una persona così, come un coniglio. Oggi non abbiamo più valori, non abbiamo più niente, non si sa più che cosa fare – ha continuato il parroco – in questa società di materialismo. Ma la giustizia umana deve essere applicata. Poi, il perdono cristiano è un’altra cosa. La reazione della comunità – ha raccontato – è di sdegno, ma anche pacata, non violenta. I sentimenti sono di sofferenza e dolore».
Ale.Chi.
Foto Stefano Dottori