30 anni: è questa la sentenza emessa dal Tribunale di Perugia per l’omicidio di Raffaella Presta. La condanna al marito della donna, Francesco Rosi, è arrivata nella tarda mattinata di oggi, 12 luglio, al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Il Gup del Tribunale del capoluogo umbro, dott. Avenoso, ha inoltre escluso a carico dell’uomo le aggravanti di premeditazione, futili motivi e crudeltà.
Rosi è stato inoltre condannato a risarcire la famiglia per un valore di circa 3,5 milioni di euro. E nello specifico: 700mila euro al padre e altrettanti alla madre della vittima; 400mila euro al fratello e altrettanti alla sorella di Raffaella Presta; 1,25 milioni di euro al figlio e 15 mila per ‘Libera…mente donna’, ‘Centro per le pari opportunità della Regione Umbria’ e ‘Rete delle Donne antiviolenza Onlus’ costituitesi parte civile nel processo.
Per Rosi, l’immobiliarista perugino che il 25 novembre del 2015 uccise a colpi di fucile la moglie Raffaella Presta, il pm aveva chiesto l’ergastolo, senza attenuanti e con le aggravanti di premeditazione e crudeltà. Era stata questa infatti, nonostante la scelta di rito abbreviato, la richiesta che il pubblico ministero Valentina Manuali, elaborata nei confronti di Francesco Rosi.
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L’accusa La richiesta del magistrato era arrivata lo scorso 17 marzo al termine di tre ore di requisitoria, durante la quale erano state ascoltate anche delle telefonate in cui la vittima parlava con il suo amante. Proprio lui le aveva detto di stare attenta, perché il marito le avrebbe potuto fare del male. Una richiesta, quella dell’ergastolo elaborata dal pm Manuali, che la stessa difesa, con l’avvocato Laura Modena, si aspettava arrivasse.
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