Più di cinquanta coltellate, di cui una ventina mortali. L’autopsia sul corpo di Salvatore Postiglione, il muratore ucciso giovedì scorso a Foligno, nella zona industriale de La Paciana, restituiscono l’inferno in cui l’uomo si è trovato all’alba, prima di andare al lavoro. Cinquanta coltellate tra schiena, addome e mani. Segni di un’aggressione e di un tentativo di difesa, per poi perdere i sensi fuori dall’auto, oltre la strada.
L’autopsia è stata eseguita dalla dottoressa Eleonora Mezzetti e ha partecipato anche il dottor Sergio Scalise Pantuso, nominato dagli avvocati della famiglia Postiglione, Alberto Maria e Lucrezia Onori, come perito di parte. L’arma del delitto, che ancora non si trova. Si cerca l’arma, un coltello di almeno 10 centimetri. La salma non è stata ancora restituita alla famiglia. Il signor Postiglione aveva espresso la volontà di essere cremato e la famiglia intende seguire le sue volontà.
Intanto ieri il 17enne, assistito dai legali Samuele Ferocino ed Ilario Taddei, è stato trasferito presso l’Istituto penitenziario per minori di Firenze. Per lui ancora nessun colloquio, né con i suoi legali e tantomeno con la madre.