Piero Fabbri, accusato per l’omicidio colposo aggravato di Davide Piampiano, è stato condannato a quattro anni, due mesi e venti giorni di reclusione.
La sentenza del gup Fabio Gugliotta è arrivata al termine di una camera di consiglio durata alcune ore: la pena è simile a quella richiesta dal giudice; il muratore ha scelto il rito abbreviato e a suo carico è stata riconosciuta l’aggravante della colpa cosciente ma non il dolo eventuale richiesto dai legali della famiglia. I fatti erano accaduti l’11 gennaio 2023 sul monte Subasio: inizialmente si pensava che il 24enne si fosse accidentalmente sparato da solo, ma la microcamera e i rilievi dei carabinieri avevano fatto scoprire una verità diversa e a poche settimane dai fatti era stato accertato che il colpo era partito dall’arma di Piero Fabbri, 56enne concittadino, amico di famiglia della vittima, che nel comune della provincia di Perugia è conosciuto come “il Biondo” che nel luglio scorso si è visto rigettare il patteggiamento a tre anni da scontare fuori dal carcere e con lavori di pubblica utilità.
Oltre alla condanna in carcere, per Fabbri scatta anche il sequestro del fucile, il pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Per la famiglia arrivano anche dei risarcimenti, quantificati in 70.000 euro ciascuno per i genitori Antonello e Catia, 50.000 euro per la sorella Valeria, 30.000 euro ciascuna per Daniela e Roscini Federica. Si tratta di provvisionali, in attesa della quantificazione del risarcimento vero e proprio; per la famiglia, anche la vittoria morale del riconoscimento della verità fattuale dopo le bugie di Fabbri, la richiesta al giudice di guardare anche il video girato dalla GoPro con la realtà immersiva, indagine innovativa, e la richiesta dei legali di procedere anche per l’omissione di soccorso, accusa mai contestata ma accolta dal giudice.
“Esprimiamo – dicono i legali della famiglia Matarangolo e Maresca con il professor Flora – una moderata soddisfazione, perché pur non essendo stata accolta la richieata di riqualificazione del fatto come dolo eventuale, è stata accolta la nostra richiesta di rimettere gli atti alla Procura perché Fabbri sia perseguito anche per omissione di soccorso aggravato dall’evento morte, il caso è stato trattato in maniera approfondita e stante l’attribuzione di una pena che si avvicina al massimo edittale, più alta di quella richiesta dal p.m., e considerato lo sconto per la scelta del rito abbreviato, è evidente che, prima di leggere le motivazioni, si può ritenere che il giudice abbia classificata molto grave la condotta del Fabbri”. “Una sentenza giusta per un fatto colposo” commenta al Tg3 Umbria Luca Maori, difensore di Fabbri. Non è chiaro