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Omicidio Ovidio, l’esposto della Proloco: “Ovidio appariva abbandonato”

“I Servizi Sociali nonché le ulteriori Istituzioni e/o soggetti competenti per materia e territorio, che erano a conoscenza della drammatica situazione familiare di Ovidio, hanno svolto una efficace e concreta assistenza e protezione a tutela del minore? E comunque per il ruolo rivestito, hanno informato in maniera esaustiva e corretta il Tribunale per i Minorenni e le Autorità competenti?”.

E’ questo quello che con un dettagliato esposto alle Procure della Repubblica di Terni e Perugia la Proloco di Pietrafitta chiede che venga approfondito. Maria Cristina Mencaroni, a nome di una parte della comunità di Piegaro si è fatta portavoce di questa istanza, nella speranza che se esistono responsabilità oltre a quella del Cesarini (a cui la Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna a trenta anni di carcere) queste vengano perseguite.

“Ovidio si è trasferito a Pietrafitta intorno all’anno 2003 – si leggo nel documento – all’età di otto anni circa, insieme alla propria madre Florentina, al patrigno Pietro Cesarini e al fratello minore. Già nel primo periodo, all’interno della Comunità di Pietrafitta, si comprendeva che Ovidio era un ragazzo poco seguito all’interno del proprio ambito familiare in quanto si notavano chiari segni di disagio e trascuratezza, in parte mitigati dalle risorse personali di cui il ragazzo disponeva…A partire dall’anno 2010, le signore Maria Cristina Mencaroni e Luana Buzzetti iniziarono a seguire Ovidio con assiduità crescente, fornendogli beni di prima necessità come scarpe, abiti, nonché piccole somme di denaro destinate per lo più alla merenda mentre contestualmente il nucleo familiare di Ovidio veniva seguito anche dalla Caritas e si iniziava già a parlare di intervento dei Servizi Sociali, cui la famiglia sembrava essere stata segnalata – e ancora – Nella primavera dell’anno 2012 la situazione in famiglia di Ovidio si acuiva, anche perché Cesarini era stato licenziato dal lavoro, con la differenza però che in tale periodo erano stati coinvolti anche i Servizi Sociali, ma il clima non migliorava. Nel mese di luglio dell’anno 2012 la situazione in casa Cesarini era molto tesa, tanto da vedere accorrere ripetutamente i Carabinieri…A fronte di tutto questo e quindi di fronte all’ausilio costante sia a livello economico ma soprattutto a livello personale in favore di Ovidio, fornito dalla Comunità di Pietrafitta, gli Assistenti Sociali e le Istituzioni e Autorità ulteriori preposte alla vigilanza del minore, sembrava che non intervenissero in maniera efficace per proteggerlo dalla grave situazione familiare in cui lo stesso si trovava”.

Insomma, secondo la comunità Ovidio “sembrava non ricevere un valido sostegno dagli Operatori dei Servizi Sociali. Ovidio appariva abbandonato”. “Il giorno 2 ottobre 2012, Ovidio- si legge – disse alla sig.ra Maria Cristina Mencaroni che, nell’ultimo colloquio con il Giudice, avrebbe rivelato il tentativo di stupro che lo stesso aveva subito da parte di Cesarini”, e quella rivelazione determinò la decisione di farlo trasferire in una casa famiglia, dove Ovidio però, rimandato a casa con il patrigno in attesa dei servizi sociali, non è mai arrivato.