Spoleto

Omicidio Obi, Dimitri ha confessato davanti al gip. Lite per piccolo debito

E’ durata un paio di ore, presso il supercarcere di Maiano di Spoleto, l’udienza di convalida dell’arresto di Dmytro Sahuryn (soprannominato Dimitri), il 33enne ucraino di professione aiuto cuoco, fermato per l’omicidio del bengalese Bala Sagor, da tutti conosciuto con il diminutivo di Obi, ma anche di distruzione e occultamento della salma. Durante l’interrogatorio davanti al gip Maria Silvia Festa il giovane – molto provato e in lacrime – ha ammesso di aver ucciso lui l’ex collega, con il quale vantava un piccolo debito economico, e di aver fatto tutto da solo. Al culmine di una lite, l’ucraino avrebbe ucciso il 21enne con un coltello da cucina, con cui poi ha sezionato il cadavere. L’omicida avrebbe anche fornito indicazioni in merito ai resti del cadavere non ancora trovati.

L’accoltellamento sarebbe avvenuto giovedì mattina, nell’abitazione di via Pietro Conti sotto sequestro da martedì. Obi avrebbe insistentemente chiesto a Dimitri di riavere i soldi che gli aveva prestato e si erano dati appuntamento per quella mattina. Sarebbe nata una lite con l’ucraino che avrebbe poi accoltellato il bengalese. Disfandosi poi del cadavere dopo averlo sezionato e nascosto in sacchi.

L’ucraino in queste ore aveva abbandonato il legale d’ufficio, l’avvocato Donatella Aiello, per l’avvocato folignate Donatella Panzarola del foro di Perugia. Nella struttura penitenziaria erano presenti anche il procuratore capo Cicchella con la pm Del Giudice e la maggiore dei carabinieri Teresa Messore.

(Ultimo aggiornamento alle 13.30)


In attesa dell’esito dell’udienza di convalida del fermo in carcere, i carabinieri, coadiuvati dai Ris di Perugia sotto il coordinamento del Procuratore Cicchella, continuano una frenetica attività nel ricercare i pezzi che mancano ancora al puzzle che dovrà stabilire l’efferato omicidio: dal ritrovamento delle parti del corpo non ancora ritrovate (in pratica gli arti superiori e inferiori) al luogo o luoghi in cui si è consumato il delitto e il “sezionamento” del cadavere”, alle motivazioni che hanno portato all’uccisione del 21enne fino anche alle armi bianche usate.

Le prove in mano alla Procura, testimoniali e da video delle telecamere di sicurezza, sembrano lasciare poco spazio a narrazioni diverse da quelle che vedrebbero Sahuryn comunque coinvolto nel macabro delitto.

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Intanto fonti di agenzia confermano che la Procura, oltre all’appartamento in cui viveva Dimitri e all’auto lasciatagli in custodia dalla mamma (il ragazzo non ha la patente e non ama neanche ricevere passaggi preferendo muoversi sempre a piedi), da tempo trasferitasi al nord per lavoro, avrebbero sequestrato anche i coltelli rinvenuti in casa che però sarebbero non troppo difformi da quelli che si usano in ogni cucina famigliare. Riflettori puntati anche sulla piccola cantina in uso all’ucraino, passata al setaccio dai Ris alla ricerca di prove, a cominciare da tracce di sangue.

Sull’episodio gli investigatori hanno ascoltato numerose persone. Dai titolari dei due ristoranti in cui i due giovani lavoravano, agli inquilini del condominio del 33enne e agli amici di Obi che condividevano la struttura per migranti che fa capo all’Arci.

Ancora al setaccio tutte le telecamere di videosorveglianza come pure i cellullari e la mappa delle celle telefoniche per comprendere gli spostamenti dei due.

Restano dei coni d’ombra da illuminare: l’ultima volta che Obi è stato visto risale alle 11 di giovedì 18 settembre, poi il nulla. Alle 16 Dimitri ha preso regolarmente servizio presso il ristorante che lo aveva assunto da aprile scorso. Da giovedì a domenica avrebbe sempre rispettato i turni di lavoro, almeno fino al giorno di riposo (lunedì), quando alle 19 del pomeriggio uno spoletino che abita in via I maggio ha dato l’allarme per aver rinvenuto in un campo vicino alla ferrovia la bicicletta elettrica di Obi e, sotto questa, il sacco nero con i resti del suo corpo.

(ha collaborato Carlo Ceraso)

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