Categorie: Cronaca Perugia

Omicidio Mez, le analisi del Ris sul coltello di Sollecito / La traccia “I” appartiene ad Amanda

Sara Minciaroni

Mancano orami poche ore al settimo anniversario dall' omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Uccisa la notte tra il 1 e il 2 novembre nell'appartamento che divideva con Amanda Knox in via della Pergola a Perugia. Sette lunghi anni fatti di colpi di scena giudiziari che hanno vista prima condannato Rudi Guede a 16 anni di carcere ( con rito abbreviato) e poi la condanna in primo grado dei due fidanzati (Knox e Sollecito) a 25 e 26 anni. Poi assolti in appello e chiamati ad un nuovo processo dopo l' annullamento della sentenza di secondo grado da parte della corte di cassazione. E proprio alla vigilia del triste anniversario, questa mattina, sono stati depositati i risultati delle analisi richieste dai giudici di Firenze ( dove si svolge il nuovo processo) ed eseguite dal Ris di Roma.

I colpi di scena. Le indiscrezioni sono state confermate. La traccia “I” è di Amanda Knox. Sul coltello che l’ accusa ritiene essere stata l’arma per uccidere la studentessa inglese Meredith Kercher c’ è il codice genetico della giovane di Seattle. La traccia è stata esaminata per mandato della corte d'assise d'appello di Firenze, dove si sta svolgendo il processo di appello bis dopo l'annullamento in Cassazione della sentenza di secondo grado (che ha visto assolti Sollecito e la Knox). Ma il vero colpo di scena potrebbe essere un altro, ovvero il fatto che sul coltello non ci sarebbe il Dna della giovane inglese.

Traccia “I” e traccia “H”. La traccia in questione è stata localizzata sulla lama vicino all'impugnatura e non era stata esaminata in precedenza perché ritenuta in quantità insufficiente ( un low copy number come viene definito in gergo tecnico). Ma tecniche più moderne hanno oggi permesso di attribuire quella se pur piccola quantità di materiale genetico, sullo stesso coltello ( sequestrato in casa Sollecito), ritenuto dall'accusa l'arma del delitto. Ma proprio su questo punto la difese dei due giovani si erano sempre battute. Altre tracce della Knox sull’ impugnatura del coltello erano per i difensori la sola testimonianza del fatto che l’ americana frequentasse la casa del fidanzato e che in queste occasioni avrebbe usato un coltello per cucinare. E sempre le difese si sono battute per contestare la tesi accusatoria che attribuirebbe la traccia “H” a Meredith sulla lama del coltello.

Le difese. E' “l'ennesima prova che non c'è alcun collegamento tra Raffaele Sollecito e l'omicidio di Meredith Kercher” il risultato della perizia depositata oggi nell'ambito del processo in corso a Firenze. Lo sottolinea l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore del giovane. Il legale ha evidenziato “l'importanza” che non sia stato individuato il codice genetico nè della vittima nè di Rudy Guede (condannato definitivamente a 16 anni). Sottolineando invece come la Knox frequentasse casa di Sollecito e usasse normalmente il coltello. “Con i risultati della perizia depositata oggi – ha detto la Bongiorno – è venuto meno l'ultimo flebile collegamento tra Sollecito e l'omicidio”.

Per la difesa non c’è Dna di Meredith. Secondo un altro dei difensori del giovane, l'avvocato Luca Maori, la nuova traccia rappresenta un “prolungamento” di quella già analizzata. “E' la dimostrazione – ha aggiunto – che Amanda lo ha preso per tirarlo fuori dal cassetto e farne un normale uso in cucina”. Per l'avvocato Maori, inoltre, sul coltello “non c' è il Dna di Meredith”. “Come hanno ampiamente dimostrato – ha concluso – i periti della Corte d'assise d'appello di Perugia”.

Sollecito in aula il 6 novembre. Ma la relazione depositata questa mattina verrà discussa in aula davanti alla Corte d’Assise di Firenze soltanto il 6 novembre prossimo. Quel giorno, in aula ci sarà anche Raffaele Sollecito. E’ stato il padre Francesco a confermarlo: “Mio figlio sarà in aula come avevamo anticipato. Non so ancora se Raffaele farà delle dichiarazioni spontanee perché quella sarà un’ udienza molto tecnica, lo valuteremo con i legali”.

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