“Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà” così ha scritto Amanda Knox nella mail-provocazione ai giudici letta questa mattina dal presidente della Corte d'assie d'appello di Firenze Alessandro Nencini. Parlando delle accuse Amanda le definisce un “abuso ingiusto e maligno”. La comunicazione di Amanda non è piaciuta ai magistrati: “E' irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi”. Il presidente Nencini prima di leggere il testo. “Non sono dichiarazioni spontanee”, ha precisato Nencini parlando con i difensori della Knox. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: “Io non l'ho mai vista, non la conosco”.
“Non ho mai dimostrato un comportamento antisociale, aggressivo, violento o psicopatico. Non sono tossicodipendente o ossessionata di sesso”. Scrive la Knox durante il processo per l'omicidio di Meredith Kercher. “Quando sono stata arrestata – aggiunge – mi hanno analizzata
per droga e sono risultata negativa”. Accusa e parti civili “vogliono che pensiate che io sia un mostro perchè è facile condannare un mostro”.
Amanda, riferendosi al coltello che avrebbe usato per l'omicidio parla di “prova inventata” e definisce quelli dell'accusa “argomenti teatrali” e “indizi sconclusionati e inattendibili” e anche “inquietante e inaccettabile deformazione dei fatti”. “L'accusa e le parti civili – aggiunge – stanno commettendo delle ingiustizie contro di me perchè non riescono ad ammettere, anche a se stessi, che hanno sbagliato terribilmente”.
“Non ho ucciso – aggiunge Amanda – Non ho stuprato. Non ho tramato. Non ho istigato. Non c'ero e non avevo niente a che fare”. “Sono innocente – conclude Amanda – Raffaele è innocente. Meredith e la sua famiglia meritano la verità. Vi prego di porre fine a questa enorme ed estenuante ingiustizia”.