La sentenza di condanna a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito è stata emessa lo scorso 30 gennaio dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Da quella data i giudici si erano presi 90 giorni per scrivere le motivazioni che invece sono arrivate con 24 ore di anticipo. Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudi Guede per la corte ”collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith e usarle violenza”. Più di trecento pagine per motivare la condanna dei due giovani, nelle quali è scritto che Guede era animato dall’ ”istinto sessuale”, Amanda e Sollecito da ”volontà di prevaricazione e di umiliazione di Meredith”.
Mez non decise di fare sesso di gruppo. Non è per la Corte “credibile che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un’attività sessuale di gruppo che poi Meredith Kercher improvvisamente non volle più portare a conseguenze ulteriori. Questa prospettazione non risulta compatibile neppure con la personalità della ragazza inglese”. E quindi nella ricostruzione della Corte l’omicidio scattò in seguito ad un litigio e non per ragioni legate al sesso. Nessun rapporto sessuale di gruppo finito male, quindi ma una “progressione di aggressività e una volontà di prevaricazione e di umiliazione verso Meredith” da parte di Amanda e Raffaele. Quella sera, secondo i giudici, ci fu un litigio per vari motivi: fra Amanda e Meredith ”non vi era simpatia reciproca”, dalla camera di Meredith erano scomparsi i soldi che aveva messo da parte per l’affitto e Guede, portato in casa da Amanda e Sollecito, aveva usato il bagno ”in maniera quanto meno disinvolta”. La discussione fra Meredith e gli altri sfocio’ in una ”progressione di aggressivita”’. Gli ”eventi precipitarono”: Meredith venne aggredita da Amanda e Raffaele, ”il quale spalleggiava la propria ragazza”, e da Rudy Guede, e ”costretta nella propria camera ove avvennero le fasi finali” dell’aggressione sessuale ”e dell’accoltellamento”.
Amanda impugnava il coltello che uccise Mez. La Corte ritiene che “la ragazza venne aggredita contestualmente da tutti e tre gli aggressori” e spiega che “l’arma che produsse la ferita nella parte destra del collo fosse impugnata da Raffaele Sollecito e l’altra lama – si legge ancora nelle motivazioni – quella che produsse la ferita estesa sulla parte sinistra del collo (…) e che provocò la morte di Meredith Kercher sia stata da impugnata da Amanda Marie Knox. Si tratta del coltello sequestrato all’interno dell’abitazione di Raffaele Sollecito”. Sempre secondo la Corte quella notte “Gli eventi precipitarono; la ragazza inglese venne aggredita da Amanda Marie Knox, da Raffaele Sollecito, il quale spalleggiava la propria ragazza, e da Rudy Hermann Guede, e costretta all’interno della propria camera ove avvennero le fasi finali dell’aggressione e dell’accoltellamento”.
Due coltelli. Il coltello rinvenuto in casa Sollecito e sequestrato “non è incompatibile con la ferita riportata da Meredith Kercher sulla parte sinistra del collo, ferita sicuramente mortale e che quindi il rinvenimento sulla lama del coltello del Dna di Meredith Kercher è un dato processuale pienamente compatibile sia con la natura dell’arma, sia con il suo utilizzo”. Due coltelli quindi poichè in base accertamenti condotti sul “coltello sequestrato” in casa di Raffaele Sollecito, fanno ritenere alla Corte che “si tratti di una delle due armi utilizzate nell’omicidio e che la stessa sia stata impugnata da Amanda Marie Knox, che avrebbe quindi colpito Meredith Kercher sulla parte sinistra del collo, cagionandole così l’unica ferita mortale”.
Volontà di prevaricazione e umiliazione. “Non vi era un buon rapporto – scrive la Corte riferendodi alle due ragazze – Meredith, la quale conduceva una vita molto regolare, fatta di studio, di frequentazione delle sue amiche connazionali e, in ultimo, anche di un rapporto affettivo intrecciato con uno dei ragazzi che abitavano al piano seminterrato della villetta, non tollerava il modo con il quale Amanda Marie Knox interpretava la convivenza all’interno dello stesso appartamento”.
Il litigio e il desiderio sessuale di Guede. Secondo la Corte la sera dell’omicidio la “Situazione di apparente normalità potrebbe essere stata rotta dall’accendersi della discussione” tra Meredith e Amanda “che si inserì in un contesto in cui sia per le condizioni psicofisiche degli imputati” che si erano “raccolti in intimità, facendo anche uso di stupefacente”, sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze, si ebbe una progressione di aggressività, all’interno della quale può collocarsi la condotta di violenza sessuale – scrive ancora la Corte – che corrispose, per quanto attiene a Rudy Hermann Guede, alla soddisfazione di un proprio istinto sessuale maturato in tale contesto, mentre, per quanto attiene ad Amanda Marie Knox e Raffaele Sollecito, in una volontà di prevaricazione e di umiliazione nei confronti della ragazza inglese”.
Cosa succederà. C’è da immaginare che le difese dei due giovani siano già all’opera per redigere il loro secondo ricorso in cassazione dopo l’ultima sentenza. Se così fosse si tornerà di nuovo in Cassazione questa volta per l’ultima parola. Quella che chiuderebbe la vicenda giudiziaria più mediatica di sempre e che trae origine dall’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Ma se invece i giudici rigettassero l’eventuale ricorso la sentenza di condanna a quel punto sarebbe definitiva spalancando per Sollecito le porte del carcere e per la Knox una lunga trafila diplomatica.
Tutti lo riordano come il “delitto di Perugia” o l’ “omicidio di via della Pergola”, la sera del 1 novembre del 2007 Mez, venne uccisa con una profonda coltellata alla gola. La mattina dopo il suo corpo venne trovato nella casa che divideva con la studentessa di Seattle Amanda Knox. Furono proprio lei ed il fidanzato Raffaele Sollecito, a dare l’allarme. Proprio i due fidanzati il 6 novembre vennero arrestati insieme a Patrick Lumumba, tirato in ballo dalla studentessa di Seattle (ora parte civile nel processo dopo essere stato scagionato da ogni accusa). In carcere è finito invece poco dopo Rudy Guede, arrestato in Germania e condannato a 30 anni di reclusione in primo grado (con rito abbreviato), ridotti a 16 in appello. Sollecito e la Knox hanno invece scelto il rito ordinario. In primo grado sono stati condannati, poi in appello assolti e rilasciati. Questa sentanza è stata poi annullata dalla Cassazione che ha disposto un nuovo processo di secondo grado che si è tenuto a Firenze e al termine del quale i due giovani sono stati di nuovo condannati (25 anni a Sollecito e 28 anni e sei mesi la Knox).
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