Sara Minciaroni
La traccia non analizzata in questi sei lunghi anni porterebbe il codice genetico della studentessa di Seattle. Solo indiscrezioni al momento, nulla di ufficiale, almeno fino al 6 novembre giorno in cui l'esito dei nuovi test sarà presentato in aula davanti ai giudici dell'appello bis per il processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito accusati dell'omicidio di Meredith Kercher.
I test ordinati proprio dalla corte di appello di Firenze sono iniziati alle 15 circa di ieri pomeriggio e necessiteranno ancora di nuovi approfondimenti ma sarebbero già emersi elementi tali da far ipotizzare la presenza del Dna di Amanda Knox sulla traccia trovata, e finora non esaminata, sulla lama del coltello sequestrato in casa di Raffaele Sollecito. Proprio il coltello considerato dall'accusa l'arma con cui venne uccisa la studentessa inglese. A svolgere gli esami i carabinieri del Ris di Roma che depositeranno la loro relazione entro la fine di ottobre.
La traccia su cui si sta lavorando era già stata segnalata nel processo d'appello a Perugia, nel quale ricordiamo i due fidanzati vennero assolti, ma non sottoposta ad analisi perchè ritenuta non suscettibile di “corretta amplificazione, essendo un low copy number”, in altre parole una quantità di Dna troppo minuscola per “poter garantire risultati affidabili”. Ma all'epoca dei fatti Amanda era fidanzata con Sollecito, frequentava la sua casa e usava quindi normalmente le stoviglie e gli oggetti della cucina, compresi ovviamente i coltelli. Ma lo stesso principio del “low copy number” venne applicato per considerare inattendibile anche l'attribuzione alla Kercher di un'altra traccia di Dna trovata sulla stessa lama.
Dopo l'annullamento da parte della Cassazione delle assoluzioni di Sollecito e Amando Knox, nell'appello bis in corso a Firenze, i giudici hanno ordinato una nuova perizia. Al Ris avevano chiesto di stabilire se la traccia finora non esaminata fosse analizzabile e, nel caso, se fosse riconducibile alla vittima o a Rudy Guede, gia' condannato a 16 anni di reclusione. Gli elementi emersi porterebbero invece al codice genetico della Knox.
Gli avvocati della difesa, Luciano Ghirga e Luca Maori si dichiarano comunque tranquilli, convinti che nonostante le indiscrezioni su quel coltello non vi sia alcun elemento tale da rovesciare le carte. Restano comunque in attesa dei risultati definitivi.
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