Si è interrotta poco fa l’udienza al Tribunale di Perugia che vede coinvolti Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede per l'omicidio di Meredith Kercher. Una giornata dove non sono mancati colpi di scena. A ricostruire per l’accusa il delitto di Mez, sono stati i pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi. Secondo l’accusa sarebbe stata proprio la ragazza americana ad accoltellare alla gola la sua ‘amica’ inglese, mentre Guede la strozzava e Sollecito la teneva ferma. Il delitto sarebbe avvenuto durante un gioco erotico violento, alla quale la povera Mez non voleva partecipare. Al termine della requisitoria i due giudici hanno chiesto l’ergastolo per Guede (che ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato) e il rinvio a giudizio per la Knox e Sollecito.
All’inizio dell’udienza preliminare sia Amanda che Raffaele hanno voluto rilasciare delle dichiarazioni. “Meredith era mia amica e non avevo alcun motivo per ucciderla” ha detto l’americana fra le lacrime. Che ha poi accusato la polizia di averle fatto pressioni il giorno del fermo affinchè confessasse. Sollecito invece ha ricordato di aver conosciuto Mez solo il 25 ottobre ad un concerto: una dichiarazione che smentisce una testimonianza secondo la quale i due giovani si conoscevano da luglio 2007.
Ma la difficile giornata giudiziaria ha subito un colpo di scena quando si è appreso della lettera che il giudice della corte suprema di Washington, Michael Heavey, ha inviato al collega Mignini. Una sorta di accorato appello per convincere l’accusa dell’innocenza della ragazza americana. “Amanda non può essere un'assassina, non può essere vero…. ha una personalità fuori dal comune. Rasenta, nel suo manifestarsi con gli altri, un candore, un'onestà e una schiettezza inusitati».
Non è che uno dei molti esempi dell’onda innocentista statunitense che si è scatenata intorno ad Amanda (giorni fa il NYT ha criticato le indagini condotte dagli inquirenti). Il magistrato di Perugia si è limitato a dire che è “un attacco mediatico da settori limitati”.
Certo che la lettera del giudice a stelle e striscie, amico della famiglia Knox, ha suscitato molta indignazione e un mondo di polemiche. Se fosse stata fatta da un giudice italiano ci sarebbe da scommettere che sarebbe finito inanzi alla Csm.
«Probabilmente molti sono convinti della sua malvagità, del suo essere diabolica, ma io sono convinto del contrario – scrive Havey – perché lei ha vissuto nelle nostre case per vent'anni e tutti abbiamo avuto modo di apprezzare esattamente l'opposto di tutto ciò di cui è sospettata. L'intera comunità può testimoniare la sua bontà d'animo». E ancora: «Amanda non ha un briciolo di cattiveria in corpo».