E' il coltello, un'altra volta, la prova chiave che potrebbe risolvere il mistero legato al giallo dell'omicidio di Meredith Kercher, il cui processo d'assise d'appello è ripreso oggi a Firenze con una seconda udienza dopo quella di lunedì scorso. La Corte, presieduta da Alessandro Nencini, ha affidato oggi ai Ris di Roma la perizia sulla traccia di Dna sulla lama sequestrata in casa di Raffaele Sollecito, non ancora analizzata: l'ordinanza chiarisce che potrebbe essere l'arma del delitto e per questo chiede ai periti di verificare l'attribuzione “della traccia, se sia riconducibile a Meredith o a Guede''. Giovedì 10 ottobre alle 14 inizieranno le indagini presso la Scientifica, nella sede della capitale. Le prossime udienze in tribunale, invece, si avranno il 6, il 25 ed il 26 novembre.
Raffaele Sollecito e Amanda Knox, i due imputati, non erano presenti neppure oggi in aula. Come riferito dall'avvocato del giovane pugliese, Giulia Bongiorno, Raffaele parlerà in aula per una sua dichiarazione spontanea. Sul coltello la Bongiorno ha dichiarato che spera che “dia dei risultati, perchè sarebbe un'ulteriore prova dell'innocenza di Sollecito”. Anche Ghirga, l'avvocato della studentessa di Seattle, ha parlato ai giornalisti, dichiarando si essere in continuo contatto con la giovane attraverso degli sms, e che Amanda vive un dramma interiore a causa della riapertura del processo.
Il teste – Questa mattina è stato poi sentito, per una questione puramente procedurale, anche Luciano Aviello, un ex collaboratore di giustizia, compagno di cella di Sollecito. L'uomo già durante le udienze perugine accusò il fratello, ora deceduto, dell'omicidio, ma poi ritrattò e venne indagato per calunnia. Aviello ha sostenuto anche oggi che il reale esecutore dell'omicidio sia il fratello, e che il delitto sia avvenuto a seguito di una rapina.
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(Ale. Chi.)
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