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Omicidio Meredith, Amanda parla dal Blog “siamo innocenti”

“Io ho detto dall’inizio di questa lunga vicenda che Raffaele e io siamo innocenti dalle accuse contro di noi. Voglio ripetere ancora oggi quello che ho detto nel corso del processo: noi siamo innocenti e le recenti motivazioni non cambiano il fatto della nostra innocenza”. Reagisce così, con una ventina di righe pubblicate su sul blog e firmate “a” Amanda Knox, a quanto letto nelle motivazioni della sentenza depositate ieri dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.

Amanda parla dal blog. Secondo Amanda “le motivazioni non identificano motivi legittimi per il nostro presunto coinvolgimento in questo terribile crimine”. “Io ora – scrive Amanda – mi focalizzerò sull’appello da presentare alla Corte suprema italiana (la Cassazione, ndr). Resto fiduciosa che i giudici italiani riconoscano ancora la mia innocenza e quella di Raffaele. Voglio ringraziare ancora una volta, dal profondo del cuore, tutti quelli – famiglia, amici e sconosciuti – che ci hanno supportato e creduto alla nostra innocenza”. Alla Knox le motivazioni sono state inviate dai suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga e lei ha scelto di pubblicarle integralmente sul suo blog.

Rudy aveva detto il vero. Ma reazioni alla sentenza arrivano anche dall’avvocato Nicodemo Gentile difensore di Rudy Guede. Secondo il legale le motivazioni “recuperano in buona parte la versione e la credibilità di Rudy”. l’avvocato del giovane ivoriano che sta scontando 16 anni di reclusione per il delitto della studentessa inglese parla di “movente raffazzonato”. “Non si comprende il perchè- aggiunge – della violenza sessuale. Infatti tale elemento viene forzatamente imposto nella ricostruzione”. Guede ha sempre detto di avere avuto un approccio sessuale consenziente con la studentessa inglese. Secondo l’avvocato Gentile se si elimina l’elemento della violenza sessuale “abbiamo il racconto di Guede”. “Lui ha infatti sostenuto che Meredith – ricorda – quando arrivò a casa si accorse di un ammanco di denaro. Mentre lui era in bagno giunse Amanda alla quale, in base alla versione del nostro assistito, contestò la mancanza dei soldi. Elemento inserito in un rapporto già teso tra le due ragazze. Sfociato nel litigio – conclude l’avvocato Gentile – e quindi nell’omicidio”.

I motivi del litigio che sfociò nel delitto. Nelle motivazioni della Corte infatti è spiegato che se gli imputati sono stati prosciolti dall’accusa di furto, tuttavia la sparizione del denaro (i 300 euro che la studentessa inglese aveva messo da parte per l’affitto) e delle carte di credito “non ha trovato spiegazione negli atti, e potrebbe costituire uno degli elementi che accesero all’interno della villetta la discussione fra gli imputati, Rudy Guede (che richiama la circostanza espressamente in tutti gli interrogatori fino a quello della garanzia) e Meredith Kercher, oltre alla circostanza che Rudy aveva effettivamente utilizzato uno dei bagni in maniera quanto meno disinvolta”.

Le fasi dell’omicidio. Secondo la Corte: “Sicuramente Meredith subì un’aggressione di tipo sessuale, con penetrazione vaginale delle dita della mano di Rudy Guede. Questo fatto risulta accertato attraverso il rinvenimento del DNA di Rudy Guede all’interno della vagina della vittima”. Guede ha sempre dichiarato che questo atto fu non soltanto tollerato ma anche incoraggiato dalla ragazza inglese durante uno scambio di affettuosità. Ma secondo la Corte le cose non andarono così: “Ad un certo punto della sera gli eventi precipitarono, la ragazza inglese venne aggredita da Amanda, da Raffaele, il quale spalleggiava la propria ragazza, e da Guede, e costretta all’interno della propria camera ove avvennero le fasi finali dell’aggressione e dell’accoltellamento (…). La ragazza venne aggredita contestualmente da tutti e tre gli aggressori e ciò per una serie di ragioni”. Il DNA di Rudy, come detto, è stato trovato sia all’interno della vagina della vittima che sulla manica della felpa indossata da Meredith per questo la Corte ritiene che: “nelle fasi dell’aggressione Rudy non impugnasse alcun coltello, ma avesse anzi le mani libere che utilizzò per compiere l’aggressione sessuale e per contribuire a tenere immobilizzata la ragazza”. Sempre secondo la Corte l’arma che produsse la ferita nella parte destra del collo della vittima fu impugnata da Sollecito, una lama di piccole dimensioni del genere che l’imputato era solito portare seco. L’altra lama, quella che produsse la ferita mortale, secondo la Corte è stata impugnata da Amanda e si tratta del coltello sequestrato nella casa di Sollecito.