Tre vescovi testimoni, oggi, davanti al tribunale di Perugia nel processo a Umberto Bindella accusato dell’omicidio di Sonia Marra, la studentessa scomparsa da Perugia nel 2006 e il cui corpo non è mai stato trovato.
Sono stati chiamati a deporre dalla difesa dell’imputato che si è sempre proclamato estraneo ai fatti contestati. In aula sono comparsi l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, (che guidò la diocesi di Perugia dal 1990 al 2009) insieme ai vescovi di Gubbio, monsignor Mario Ceccobelli, e Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, questi ultimi già vicari nel capoluogo umbro. La Marra era stata ospitata insieme al fratello anche in una struttura della Chiesa perugina. Originaria di Specchia (Lecce), scomparve dalla sua abitazione di Perugia nella notte tra il 16 ed il 17 dicembre del 2006, all’età di 25 anni. Nel capoluogo umbro studiava per diventare tecnico di laboratorio biomedico.
“E’ una tortura o un interrogatorio?” – “Ho saputo che c’era questa ragazza scomparsa dai giornali, non ho avuto nessun informatore. Ho saputo che questa ragazza frequentava l’ambiente di Monte Morcino. Ho saputo che questa ragazza era stata li un periodo di tempo e poi è partita e poi improvvisamente era scomparsa. Non ho incaricato nessuno di fare delle ricerche. Non ho mai preso l’iniziativa di fare delle ricerche o di cercare informatori. Quando si è avuta la notizia della scomparsa sono venuti dei parenti e celebrammo una messa per dare conforto e incoraggiamento ai familiari”. Sono queste alcune delle frasi pronunciate da Monsignor Chiaretti questa mattina in aula incalzato dalle domande degli avvocati della difesa di Bindella. Chiaretti si ripete più volte perchè le domande sono così incalzanti, fino al momento in cui è il giudice a fermarle visto che di fatto l’avvocato continua a fare la stessa domanda e il teste a dare la stessa risposta.
“Mi vergogno che questo debba avvenire in Italia”. “I sospetti e gli intrighi di cui parla nella lettera sono quelli che leggeva sui giornali?” chiede l’avvocato a Chiaretti mostrandogli un comunicato stampa della Curia emesso nei giorni seguenti la scomparsa. Una nota con cui la Diocesi perugina auspicava il rapido svolgimento delle indagini visto che dalle cronache si apprendeva che le stesse avrebbero potuto coinvolgere membri del clero. “Io non ho e non avevo nessun sospetto su alcun prete”, risponde Chiaretti. E poi arriva la frase più dirompente: “Ho parlato con sacerdoti che hanno tribolato abbastanza e hanno sofferto tanto da aver avuto bisogno di aiuti psicologici e medici per gli interrogatori subiti”. Monsignore cita il caso di don Luca Bartoccini. !Don Luca una volta mi disse ‘E’ una tortura o un interrogatorio?’ riferendosi a quanto gli stava capitando. Lo ha fatto molto soffrire questa situazione ed è stato molto male”. Ma l’avvocato della difesa continua: “Si è mai presentato da lei un sacerdote che le ha detto di conoscere dei particolari sulla vicenda Marra? Don Tonasco Salvatori chiese un colloquio con lei per dirle che aveva saputo della questione della ragazza e che era coinvolto un sacerdote?”. Mons. Chiaretti risponde: “Non me lo ricordo, ma se è avvenuto era soltanto perché se ne parlava in quei giorni. Non ricordo comunque questa circostanza. Non mi ricordo di questa interpretazione, cioè che un prete mi venne a dire allarmato notizie in termini di soffiata”. Incalza il difensore: “Non ricorda nemmeno di aver detto al prete di stare tranquillo perché vi sareste occupati voi delle verifiche?”. Chiaretti risponde: “C’è una lettura forzata, nel pensare che gli accertamenti li avremmo fatti noi. Mi vergogno che questo debba avvenire in Italia, voi non sapete come è stato male il nostro parroco”.
Nel corso dell’udienza sono stati sentiti anche gli altri due prelati, Ceccobelli e Sigismondi, i quali hanno ribadito che mai si sospettò di un coinvolgimento di don Luca nella drammatica vicenda di Sonia Marra. Si torna il aula il 20 giugno.