Resterà in carcere Emanuele Armeni. Oggi, lunedì 20 luglio l’avvocato della difesa Marco Zaccaria ha infatti confermato il rigetto dell’istanza di scarcerazione da parte del Gip D’Auria. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Spoleto ha respinto l’istanza della difesa, ritenendo “immutati i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari che avevano portato all’arresto per omicidio volontario aggravato dell’appuntato Emanuele Armeni”, collega dell’appuntato scelto Emanuele Lucentini, originario di Tolentino. Il rischio di inquinamento probatorio e il pericolo di reiterazione del reato non verrebbero quindi scongiurati secondo il giudice con una restrizione ai domiciliari dell’indagato. La difesa si prepara quindi a comparire davanti al Tribunale del riesame, avendo già depositato la richiesta.
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Rimane in carcere – Il carabiniere Emanuele Armeni, sentito dal Gip per l’interrogatorio di garanzia, aveva ribadito la tesi dell’accidentalità. Il colpo che ha sparato nel cortile della caserma di Foligno lo scorso 16 maggio e che ha ucciso il collega, nella sua versione dei fatti è stato esploso accidentalmente. Armeni, che ha risposto a lungo alle domande del magistrato non ha cambiato, in quella sede, la sua versione dei fatti. Era quindi prevedibile la decisione del Gip, visto che quando un indagato viene arrestato sulla base di dichiarazioni che non coincidono con i fatti accertati dalle indagini e nell’interrogatorio di garanzia non fornisce nuovi elementi, difficilmente la scelta del giudice cambia rispetto all’emissione delle misure cautelari.
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Si dichiara innocente. “E’ sconvolto e continua a professarsi innocente” dice il legale che lo incontrerà di nuovo nei prossimi giorni, dopo averlo visto l’ultima volta proprio il giorno dell’interrogatorio, quando Armeni avrebbe chiarito anche la traiettoria del colpo, “partito – avrebbe detto – dal basso verso l’alto mentre stava camminando”. Il colpo è partito dalla mitraglietta della stessa vittima, che l’appuntato, ora in carcere con l’accusa, stava scaricando “a titolo di cortesia” ha spiegato l’avvocato Zaccaria. Il legale ha sottolineato anche che nessun movente viene ipotizzato per l’omicidio del carabiniere Emanuele Lucentini e “anche il Gip ne dà atto”.
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I moventi – E proprio in merito al movente si sono aperti diversi scenari, riportati anche da quotidiani nazionali. “Il Gip D’Auria non ha concesso la premeditazione proprio perché il movente nella fase ideativa non è stato individuato – spiega l’avvocato di parte civile Berellini Giuseppe che segue il caso con la collega Maria Antonietta Belluccini – lo hanno spiegato bene il procuratore Alessandro Cannevale e il sostituto Michela Petrini. Non ci risulta al momento l’esistenza di alcuna donna contesa, non c’è nulla per poter affermare quanto è stato scritto. Lucentini era un uomo dedito alla famiglia e alla moglie, allo sport e agli amici. La vedova, Stefania Leonardi vive con grande dignità questo suo dolore ma è molto vulnerabile, per questo ci atteniamo ai soli elementi oggettivi”. In merito all’altro elemento emerso in queste ore, sempre in forma di indiscrezione, in merito ad una somma di denaro che potrebbe essere alla base di un sospeso tra i due, l’avvocato Berellini spiega: “E’ stato immediatamente chiarito che Lucentini aveva 2000 euro nella sua auto personale all’interno della caserma, ma solo perchè quei soldi dovevano servire per l’ acquisto di ricambi per mezzi agricoli che la mattina stessa o il giorno seguente la vittima avrebbe dovuto acquistare. Tutto confermato da diverse persone”.
‘Caso Lucentini’, ricostruita la dinamica dell’incidente
E allora perchè Armeni avrebbe premuto il grilletto? “Siamo perplessi – spiega l’avvocato Berellini – un M12 s2 con doppio sistema di sicura non è così semplice che spari, armarlo significa farlo volontariamente. Per sparare occorre una pressione dai 4 ai 5,3 chili, non basta sfiorarlo. La prima ricostruzione, quella del colpo accidentale, non ci aveva mai convinto”. In altre parole, come del resto evidenziato dalle motivazioni della Procura, la contestazione provvisoria si basa su elementi oggettivi, su tutti la balistica. Per questo l’arresto è avvenuto anche in assenza di un movente ben delineato.
‘Caso Lucentini’, gli ultimi sviluppi
“Mi ha detto una bugia”. “L’ho guardato negli occhi davanti all’obitorio e lui mi ha detto una bugia”. Così la vedova di Emanuele Lucentini parla del colloquio che ebbe dopo la morte del marito con Emanuele Armeni, “L’ho abbracciato e mi ha detto pochissime parole” ha raccontato la donna al Tg1 durante un’intervista rilasciata alla giornalista Flavia Lorenzoni. Stefania Leonardi chiese ad Armeni che cosa fosse accaduto e il militare le disse di essere scivolato dopo essere sceso dall’auto e di essersi aggrappato alla mitraglietta da cui è partito il colpo mortale alla testa. Ma“adesso come adesso – ha proseguito la donna – metterei in dubbio tutte le sue risposte e quando l’ho guardato negli occhi, con la sua mano nella mia, davanti all’obitorio e straziata dal dolore e gli ho fatto questa domanda, lui mi ha detto una bugia”.
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Le intercettazioni ambientali. Nel fascicolo della Procura ci sarebbero anche centinaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite sull’indagato nei giorni successivi la morte di Lucentini. In quelle righe ci sarebbe un passaggio cruciale, ovvero parole “forti”, “sprezzanti” dell’indagato nei confronti della vittima, pronunciate al telefono con il padre. Parole che sarebbero state pronunciate secondo l’avvocato della difesa “una volta uscito dal funerale dopo aver notato l’atteggiamento freddo dei colleghi e dettate dalla situazione di stress”. Per gli inquirenti sono qualcosa in più evidentemente, qualcosa che peserebbe come un macigno su una già presunta condotta “non sempre lineare” dell’indagato.
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