La Corte d’appello di Perugia ha confermato ieri la condanna a 18 anni di reclusione (27 in origine ma ridotti di un terzo della pena per aver richiesto il rito abbreviato) per Franco Sorgenti, il 68enne ternano che nell’ottobre del 2014 uccise con undici coltellate la moglie Laura Livi, di trentadue anni più giovane. Il delitto si consumò al culmine di una lite nell’appartamento della coppia in via Gramsci a Terni, dove la coppia viveva con le due figliolette (all’epoca di 2 e 7 anni), che dormivano nella loro stanza al momento della tragedia.
I giudici d’appello hanno confermato la condanna che era stata inflitta, con il rito abbreviato, in primo grado all’uomo, diversificando comunque l’entità dei risarcimenti alle parti civili, tra cui per la prima volta in casi di femminicidio si era costituito anche il Comune di Terni.
A Sorgenti non sono state riconosciute le attenuanti e neppure l’aggravante della premeditazione. Il delitto si consumò nella notte tra il 28 e il 29 ottobre di due anni fa quando tra moglie e marito, la cui relazione era sempre più difficile, al culmine dell’ennesima lite l’uomo afferrò un coltello da cucina e e lo usò contro la moglie Laura colpendola con 11 coltellate mortali. Sorgenti si consegnò poi alle forze dell’ordine, dopo aver chiuso in casa le bambine.
In merito alla sentenza riceviamo e pubblichiamo la nota delle associazioni Libera…Mente Donna e Terni Donne
“Nonostante sia reo confesso Sorgenti non ha mostrato alcuna forma di ravvedimento, la difesa dell’imputato ha continuato a sostenere la motivazione della legittima difesa, l’omicida avrebbe risposto con 11 coltellate inferte sul corpo della moglie come reazione a un morso alla mano. Ancora una volta sono state usate parole denigratorie e infamanti nei confronti di Laura da parte della difesa dell’imputato che non si è fatto scrupolo di fare torbide considerazioni circa la vita privata della coppia. Si è parlato di “incidente esistenziale” di cui l’omicida sarebbe in realtà vittima meritando pertanto la possibilità di ricostruirsi una vita, lui che la vita di sua moglie l’ha spezzata definitivamente. Parole ancor più gravi se si considera che sono state pronunciate nei confronti di una persona che non ha più la possibilità di replicare ma che non stupiscono se proferite da chi si rivolge alla Giuria Popolare, composta in buona misura da donne, chiedendo di prendere le distanze dalle “donne ideologizzate” e ricordando che esistono anche mogli e madri, rimandando ancora a un’immagine idealizzata della donna da letteratura trecentesca. Ieri mattina, di fronte alla Corte d’Appello di Perugia, si è riunito un presidio composto dai parenti e dagli amici di Laura arrivati dalla provincia di Terni, dalla R.A.V. (Rete delle Donne Antiviolenza) e dalle associazioni Libera…Mente Donna e Terni Donne costituitesi parte civile nel processo insieme al Comune di Terni. Ancora una volta chiediamo giustizia per Laura e per tutte le donne che come lei si trovano vittime di violenza da parte di uomini a loro vicini, a cui sono legate sentimentalmente, che quotidianamente dormono sotto lo stesso tetto e rimangono imprigionate in una situazione asfittica. Il femminicidio è l’ultimo atto di un’azione di controllo da parte dell’uomo che andrebbe fermato prima della sua più estrema conseguenza, perché non ci siano più madri, padri e figli costretti a piangere una propria cara che invece dell’affetto del proprio compagno ha trovato la morte.