Per la giustizia italiana Valentin George Neculai deve essere estradato in Italia per rispondere delle accuse che gli sono mosse dagli inquirenti che indagano sulla morte di Filippo Limini.
Il 20enne rumeno si trova in carcere in Germania, in esecuzione a un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità giudiziarie romene, a seguito di una sentenza per lesioni colpose quando era ancora minorenne.
La Corte di Appello di Perugia ha accolto l’istanza presentata dal legale del giovane, Francesco Cinque, che si oppone all’estradizione in Romania.
Nell’ordinanza con cui il gip Natalia Giubilei aveva disposto la custodia cautelare in carcere per Neculai, quando era ancora irreperibile, si ipotizza – sulla base delle testimonianze rese da alcuni testimoni che si trovavano fuori dal Country di Bastia la notte del 14 agosto e di alcuni degli indagati – che proprio il rumeno abbia colpito con un calcio al volto lo spoletino Filippo Limini mentre stava cercando di rialzarsi da terra, dopo il pugno subito da Denis Hajderlliu. Quest’ultimo, insieme ad altri due ragazzi di Bastia, Brendon Kosiqi e Kevin Laferteiner (italiani, appartenenti a famiglie di origine albanese) si trova agli arresti domiciliari.
Per Neculai invece il gip aveva disposto la misura del carcere, visto che dopo la morte di Filippo Limini era fuggito ed anche in ragione dei precedenti penali e del rischio quindi di reiterazione del reato.
Nella ricostruzione del gip, che si basa in particolare sul racconto di una testimone, Neculai, dopo aver partecipato alla rissa finita in tragedia, avrebbe detto: “Il ragazzo morto l’ho picchiato io!”.
Ora la Procura di Perugia attende di averlo a disposizione per poterlo interrogare e far luce sui fatti che hanno portato alla morte dello spoletino Filippo Limini. Ma prima bisogna convincere le autorità tedesche ad evitare la sua estradizione in Romania.