Doveva essere il giorno in cui Piter Polverini, il 24enne accusato dell’omicidio volontario di Katia dell’Omarino, avrebbe raccontato tutta la verità ma, nell’interrogatorio di garanzia che ha avuto luogo questa mattina (lunedì 19 settembre) nel carcere di Arezzo, il giovane dipendente della ricevitoria Snai ha disatteso tutte le aspettative. Il ragazzo di San Giustino, in presenza del pm Julia Maggiore e davanti al gip Anna Maria Loprete, si è avvalso della facoltà di non rispondere aggiungendo solo, da quanto emerge, un rassegnato “Non me la sento”.
C’era attesa per sapere se a quella versione raccontata ai Carabinieri senza la presenza dei suoi legali, e quindi “non ufficialmente valida”, il reo confesso avrebbe aggiunto qualche altro dettaglio su quella tragica notte o sui motivi che lo hanno spinto ad uccidere, con così tanta violenza, la 41enne di Sansepolcro. Ai militari, presentatisi all’alba nella sua abitazione la mattina dell’arresto (venerdì 16 settembre), il giovane ha spiegato il movente: una questione “economica” – ha detto ai carabinieri che sono andati a prelevarlo – troppo alto il prezzo che Katia chiedeva per il fugace rapporto sessuale, “un ricatto”. Polverini ha poi indicato anche il punto dietro casa dove era stata nascosta l’arma del delitto, il martello del padre, ripulito dal sangue della 41enne con un semplice panno in microfibra, gettato anch’esso in un cespuglio nei pressi della propria abitazione. Direttamente nelle acque del Tevere, invece, è finito il telefonino della donna.
Parole e dettagli importanti che, però, non potranno essere utilizzati nelle aule del tribunale, in quanto resi senza la presenza dei suoi legali, Roberta Blasi e Mario Cherubini. Gli avvocati del 24enne, questa mattina, trattenutisi con il loro assistito per quasi un’ora nel carcere aretino, studieranno ora la linea difensiva da adottare, anche se sul ragazzo pesano come macigni il dna trovato addosso alla vittima e il video che ritrae la Nissan di lui, seguita dalla Citroen di lei, il tutto avvallato dalle parole di una testimone oculare.
Nelle prossime ore gli avvocati dovranno dunque decidere anche se imboccare o meno la via della richiesta di riti alternativi che, nel caso di ammissione di colpa, portano alla riduzione di un terzo della pena, cosa che andrà valutata con attenzione, soprattutto se al capo di imputazione il pm deciderà di aggiungere anche le contestazioni aggravanti della crudeltà e dei futili motivi.
Ma ancora è tutto prematuro, non è nemmeno escluso che l’arrestato possa richiedere nuovi incontri con il giudice anche se al momento non ne esistono di programmati. Una cosa è certa, Polverini non ha negato di essere lui l’assassino di Katia, non rimangiandosi quindi quanto affermato davanti ai carabinieri, prima che i suoi legali gli consigliassero la via del silenzio, dopo aver ammesso in prima battuta le sue responsabilità e indicato l’arma del delitto.