“Vi stavo aspettando”. Sapeva di avere i minuti contati Piter Polverini, il 24enne di San Giustino, reo confesso per l’omicido di Katia Dell’Omarino che, appunto, ha detto ai carabinieri di essere ormai in attesa del loro arrivo. Il giovane, dipendente della ricevitoria Snai di Campo di Marte (Ar), è stato arrestato questa mattina all’alba e portato dai militari nella caserma di Arezzo, dove ha raccontato ogni particolare della notte in cui la 41enne è stata uccisa.
Ha detto di aver colpito Katia con un martello, dopo una lite avvenuta per il “prezzo” della prestazione sessuale consumatasi poco prima: la donna avrebbe infatti preteso molto più di quanto era nella disponibilità del ragazzo. Il quadro, dunque, è quello di un gesto di violenza al culmine di una lite, esattamente come gli inquirenti avevano ricostruito prima di arrivare a stringere il cerchio sul nome del giovane umbro.
Polverini non solo ha descritto ogni dettaglio ma ha anche fornito spontaneamente agli inquirenti uno dei tasselli fondamentali: l’arma del delitto. L’oggetto contundente su cui tanto si è indagato, a partire dal mattino del ritrovamento del corpo fino all’esito dell’autopsia, è dunque un martello, appartenente alla cassetta degli attrezzi del padre, gettato dal 24enne nel retro della propria abitazione e ritrovato questa mattina dai militari, insieme ad un asciugamano sporco di sangue.
Anche l’auto con cui il ragazzo ha portato la 41enne sul greto del fiume, dove poi l’ha lasciata senza vita, una Nissan di colore scuro, appartiene al padre. A immortalare il veicolo, seguito poco dopo dalla Citroen C1 rossa della donna, anche una telecamera a Sansepolcro. Ed è proprio in un locale pubblico del capoluogo toscano che i due si sarebbero incontrati la sera dell’11 luglio: da qui, poi, si sono dati appuntamento nel parcheggio delle Piscine, dove Katia ha lasciato la propria per salire in quella del sangiustinese.
A confermare la tesi degli inquirenti, e ora anche quella del 24enne, erano stati anche il testimone oculare, che aveva visto l’auto del giovane nei pressi della zona del delitto, e il dna, quella traccia biologica che alla fine ha trovato perfetta corrispondenza con il profilo genetico di Piter Polverini, per il quale ora si sono spalancate le sbarre di una cella nel carcere di San Benedetto (Arezzo), dove resterà in attesa di giudizio.
Stamani l’arresto eseguito su richiesta del pm Julia Maggiore per il reato di omicidio volontario è stato poi illustrato in conferenza stampa dai carabinieri della Tenenza di Sansepolcro e dal Nucleo Investigativo di Arezzo. L’ordinanza è stata firmata dal gip Anna Maria Loprete ha definito “magistrale” il lavoro svolto dai militari.