Sara Minciaroni
Da un lato un impianto accusatorio che sembra forgiato nella roccia, dall'altro padre ed un figlio che continuano a respingere le ipotesi di reato che gli vengono rivolte. Secondo l'accusa Riccardo e Valerio Menenti hanno operato in concorso tra loro per mettere in atto volontariamente, con premeditazione, per futili motivi e con l'aggravante della crudeltà l'omicidio di Alessandro Polizzi e il tentato omicidio di Julia Tosti.
Indagini concluse. L'avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Antonella Duchini porta la data del 23 settembre, poco meno di sei mesi per ricostruire una vicenda che da subito ha visto sospettati Riccardo e Valerio Menenti, padre e figlio, l' uno indicato come l' esecutore materiale del delitto e l'altro come il mandante. Un “cappotto” di accuse che pare imbastito su misura da un sarto quello al termine del lavoro degli agenti della squadra mobile di Marco Chiacchiera coordinati dal sostituto Duchini. Il movente? Valerio ex fidanzato di Julia non accettava la fine della relazione con la diciannovenne e in più episodi avrebbe aggredito la giovane poi difesa da Alessandro il nuovo compagno. Valerio più volte ricorso alle cure mediche avrebbe avuto il sostegno del padre per mettere in atto “la vendetta”.
L' arma del delitto. All'inizio della settimana la difesa dei Menenti costituita dagli avvocati Mattiangeli, Tiraboschi e Lupo deciderà se depositare nuove memorie o chiedere che gli indagati vengano di nuovo sentiti. Come era già avvenuto nel maggio scorso quando Menenti senior spiego la sua versione dei fatti ammettendo ( dopo le risultanze scientifiche e la presenza del suo dna sul luogo e sull'arma del delitto) di essere entrato nell' appartamento di via Ricci con il solo intento di “dare una lezione” ai ragazzi e che l' arma del delitto non fosse sua, ma fosse stata estratta da Alessandro durante la lite. Una versione questa alla quale gli inquirenti non hanno mai dato credito e nemmeno il giudice per le indagini preliminari Luca Semeraro che nel respingere la richiesta di scarcerazione scrisse : “E' sufficiente constatare come sul corpo di Alessandro Polizzi non vi sia stata alcun segno di bruciatura prodotta dall’arma da fuoco per escludere che il colpo sia partito durante la colluttazione, quindi durante il corpo a corpo tra i due. Inoltre il colpo esploso ha avuto una traiettoria incompatibile con quanto riferito al pm da Riccardo Menenti, il quale è inattendibile”. Tra i capi di accusa appunto anche la detenzione e il porto abusivo d' arma da fuoco per la Beretta che sarebbe stata conservata fino al momento del delitto nel casale di Frontignano di proprietà dei Menenti e di cui lo stesso Valerio in più di un'occasione avrebbe parlato in passato a Julia.
La difesa. L'avvocato Mattiangeli spiega che la loro linea difensiva nei confronti di Valerio andrà nell'unica direzione di dimostrare la sua completa estraneità ai fatti. Secondo la difesa infatti l'unico tassello che lo riguarda è quello della testimonianza della commessa del compro oro che lo avrebbe sentito pronunciare la fatidica frase “Pagheranno. Tutti e due. Tu stai tranquilla, io sarò in ospedale”. “Valerio era in ospedale, sotto terapia medica – spiega l'avvocato – tra l' altro nella dichiarazione della testimone non si capisce precisamente se fosse mattina o pomeriggio, non la riteniamo attendibile”. Ma anche su questo punto il Gip aveva già ribattuto: “oltre a non essere dimostrato il senso di protagonismo che avrebbe indotto la teste a parlare ( perchè non senso civico?) contrariamente a quanto affermato dalla difesa, si è anche indicato il periodo di stasi in cui le cure avrebbero consentito all’indagato di allontanarsi”.
Julia. Tra i reati contestati ce n'è uno diretto soltanto a Valerio ed è quello di maltrattamenti nei confronti dell' ex fidanzata “picchiata in diverse occasioni, minacciandola reiteratamente anche di morte e con armi, nonché per averla ingiuriata, inseguita con l’auto e averle danneggiato l’auto ed averle bruciato uno dei materassi della comune abitazione gettandolo poi dalla finestra”. “Julia è ancora molto provata – spiga il suo legale avvocato Luca Maori – siamo di fronte a due famiglie, Tosti e ovviamente Polizzi distrutte, che aspettano soltanto l' esito della giustizia. Gli inquirenti hanno dimostrato rapidità e precisione nelle indagini e questo al momento è quello che conta”.
Il delitto. Era la notte tra il 25 ed il 26 marzo quando un uomo col volto travisato ha sfondato a calci il portone dell'appartamento di Julia Tosti al civico 14 di via Ricci a Perugia. Tra poco saranno trascorsi sette mesi da quando Alessandro Polizzi sul letto della fidanzata è stato raggiunto da un colpo di pistola che gli è entrato nel torace e gli ha trapassato il polmone, la trachea e l' arteria e la vena bronchiale. Lo stesso proiettile uscito dal corpo del ragazzo ha poi trafitto Julia ferendola alla mano e al braccio. Quello stesso aggressore si è poi accanito prima sul ragazzo, prima che spirasse a terra nel sangue, e poi sulla giovane, colpendoli ripetutamente alla testa e al corpo con uno svitabulloni. La pistola, Beretta 1934 ha esploso un solo colpo e poi si è inceppata, forse questo ha impedito che anche la giovane finisse sotto il fuoco.