Sara Minciaroni
Circa un’ora. Tanto è durato questa mattina il nuovo interrogatorio del Pm Antonella Duchini a Riccardo Menenti. Il padre del tatuatore aveva chiesto di rilasciare nuove dichiarazioni che chiarissero la sua posizione. Ha confermato quanto detto nell’ interrogatorio del maggio scorso l’artigiano del vetro ora detenuto a Vocabolo Sabbione ma ha aggiunto dei particolari.
Il portone di via Ricci. Riccardo Menenti ha forse tentato di dare un nuovo contributo alla posizione del figlio Valerio asserendo che il portone della palazzina al civico 14 di via Ricci non lo avrebbe aperto con le chiavi ma con un piede di porco. Una tecnica che l’ indagato ha spiegato di aver appreso dal padre falegname quando capitava di dover aprire portoni a qualcuno che era rimasto chiuso fuori di casa. “Sarei in grado di rifarlo” avrebbe detto Menenti al pm, per giustificare l’assenza di segni di scasso sul serramento in alluminio. Questa tesi farebbe gioco a Velerio, perché escluderebbe che tra padre e figlio vi sia mai stato uno scambio di chiavi della casa dell’ ex fidanzata e che il giovane tatuatore fosse a conoscenza dei piani di “vendetta” del padre.
Ha tentato di “sconfessare” il testimone. Ci sono le dichiarazioni di Riccardo davanti al medico del pronto soccorso la mattina che suo figlio è stato picchiato. Ci sono le deposizioni di un testimone che ha raccontato di aver visto Riccardo prendere le difese di Valerio durante una lite. Tutti questi ed altri elementi secondo l’accusa “dimostrano che padre e figlio si vendicavano insieme, che il padre Riccardo già in altra occasione era intervenuto con violenza per “tutelare” il figlio”. Ma questa mattina Menenti senior ha cercato di demolire questa tesi dicendo di non essere mai stato presente nell’ episodio descritto dal testimone in un verbale della procura.
La pistola. Ha parlato anche della vecchia Beretta Riccardo Menenti. L’ arma con cui Alessandro è stato ucciso e Julia ferita e che secondo l’accusa sarebbe stato lui stesso a portare, denotando un chiaro intento omicida. Ma Menenti ha confermato ( come più volte asserito) di non avere mai avuto una pistola. Che quell’ arma di cui, anche in più occasioni, Valerio avrebbe parlato con Julia descrivendola come appartenuta al nonno, non sarebbe mai esistita e che il nonno non avrebbe mai avuto una pistola. Quindi ha di nuovo confermato che la pistola era già nell’ appartamento e che sarebbe stato lo stesso Alessandro a tirarla fuori.
Il Pm non fa domande. Si sarebbe limitato ad ascoltare e a prendere atto delle nuove dichiarazioni questa mattina il pm Antonella Duchini nel carcere di Terni. Evidentemente nulla di quanto dichiarato da Menenti ha cambiato le carte in tavola. L’impianto accusatorio della Procura è potente e ben saldo su attività investigative, testimonianze e reperti scientifici. La posizione di Riccardo, in termini difensivi, si basa ormai su due cardini: cercare di dimostrare l’estraneità del figlio Valerio dall’ accusa di mandante e scrollarsi di dosso per se l’accusa di omicidio premeditato. Non resta che attendere la prossima mossa della difesa condotta dagli avvocati Mattiangeli, Tiraboschi e Lupo.