Categorie: Cronaca Perugia

Omicidio di via Ricci, iniziato il processo / Rabbia contro gli imputati / Foto

“Figli di puttana”, il processo inizia con una tensione altissima e la rabbia dei familiari e degli amici gridata contro i due imputati dietro le sbarre della gabbia dell’aula 1 del tribunale di Perugia. Lacrime e tensione e moltissimi commenti tra i denti degli amici del “guerriero” e della “sopravvissuta” Julia Tosti:”bastardi”, ma anche: “bisognerebbe dargli fuoco”.

E’ iniziato questa mattina davanti alla Corte d’Assise di Perugia il processo a carico di Riccardo e Valerio Menenti accusati dell’omicidio di Alessandro Polizzi e del tentato omicidio di Julia Tosti. Padre e figlio Menenti secondo il quadro accusatorio del pm Antonella Duchini hanno avuto ruoli diversi e sono stati rispettivamente l’esecutore materiale ed il mandante del massacro del 24enne di Ponte san Giovanni. Sul tatuatore ex fidanzato di Julia gravano anche le accuse di stalking per il periodo precedente il delitto e nel quale appunto sarebbe maturato il piano di vendetta per le botte ricevute dal nuovo compagno di Julia, che voleva difenderla dalle violenze del precedente compagno.

Indagata la madre di Valerio. Tiziana, moglie di Riccardo Menenti è stata nominata nella lista dei testimoni previsti dal Pm, ma poi la Duchini ha aggiunto che la donna è tuttora iscritta al registro degli indagati per l’ipotesi di reato di false  dichiarazioni rese al Pm, su fatti che poi si sarebbero rivelati non corrispondenti al vero. Da tempo erano trapelate indiscrezioni su almeno una, se non due, donne iscritte al registro degli indagati per le false testimonianze. Oggi arriva un primo importante riscontro.

IL VIDEO DEL GIORNO DEL DELITTO

Al momento del loro arresto i Menenti hanno negato ogni coinvolgimento, per poi, il padre, cambiare repentinamente tesi difensiva una volta che gli esami della scientifica hanno dimostrato la sua presenza sul luogo del delitto, isolando tracce del suo dna mischiato a quello della vittima. Non solo ma il luminol ha evidenziato anche segni ematici sul furgone di Riccardo Menenti. Da quel momento sono arrivate le prime ammissioni, “volevo dargli una lezione” disse l’artigiano del vetro originario di Roma, “ma la pistola non l’ho portata io”. E così la difesa, ora costituita dagli avvocati Mattiangeli, Lupo e Tiraboschi, cercherà di dimostrare con ogni probabilità che la vecchia pistola senza matricola non era quella di cui, secondo gli atti, Valerio avrebbe parlato a Julia nei mesi precedenti il delitto. Menenti ha infatti sostenuto che il colpo che ha ucciso Alessandro ferendo anche Julia sarebbe partito da una pistola che era già nell’appartamento di Via Ricci, numero 14.

TUTTI GLI ARTICOLI SUL DELITTO DI VIA RICCI

Subito schermaglie sono partite le prime scintille anche tra difesa e accusa sulla nullità del capo di imputazione. Per gli avvocati dei Menenti (Lupo, Tiraboschi e Mattiangeli), le accuse non sarebbero enunciate in maniera chiara e quindi gli avvocati hanno chiesto la nullità del capo d’imputazione. Respinta dal giudice Gaetano Mautone che presiede la Corte.  Il sostituto procuratore Antonella Duchini ha infatti subito chiarito che esiste il concorso formale tra i due e che quindi le accuse a carico di Valerio Menenti sono chiarissime.

Poi la difesa ha tentato anche di chiedere la nullità del decreto di rinvio a giudizio del Gup Lidia Brutti, per eccesso di motivazione. Cioè secondo gli avvocati  il giudice avrebbe emesso “una sentenza invece che un decreto di rinvio a giudizio”. Anche su questo punto Duchini controbatte, secondo la procura il giudice ha soltanto chiarito il quadro di una vicenda molto articolata e complessa. La prossima udienza è fissata per il 22 maggio ma per aspetti tecnici. Inizieranno invece con i testimoni richiesti dalle parti le udienze del 3 e del 10 luglio.