Sara Minciaroni
E' finita la fuga di Fracesco Cristofari. E' stato lui stesso a scegliere il suo destino. Si è tolto la vita impiccandosi in un casolare nella zona di Saragano, non lontano da Gaglietole. A circa duecento metri in linea d'aria da dove ieri era stato ritrovato il furgone rubato alla sua vittima. Si sentiva ormai braccato. Il dispiegamento di forze imponente che da ieri mattina si era messo sulle sue tracce gli stava ormai con il fiato sul collo. E lui, consapevole dell'atroce crimine commesso, ha deciso di farla finita.
Lo hanno trovato alle prime ore di questa mattina, i carabinieri e gli agenti del corpo forestale dello stato. In un cascinale diroccato tra quei boschi fitti dei Monti Martani, appeso ad una corda. Le ricerche erano partite dal primo casale, quello dove Cristofari aveva vissuto da bambino, ed erano andate avanti fino al calar del buio. Il fuggitivo, deve aver camminato tra i boschi, avendo anche diverse ore di vantaggio sulle ricerche, per poi trovare rifugio in un altro rudere. Quello appunto dove poi ha posto fine alla sua esistenza.
Le indagini sul ritrovamento (Ore 11.32) La corda, con cui Francesco Cristofari si è tolto la vita, era appesa ad un albero. Il luogo del ritrovamento è veramente impervio, tecnicamente si trova a Vocabolo La Moglie. Medico legale e magistrato sono stati accompagnati sul posto con dei mezzi idonei per il fuori strada. Le operazioni di recupero del corpo non saranno facili.
Si chiude così una vicenda drammatica. La cui vittima incolpevole della follia omicida resta un uomo di 51 anni, Roberto Burnelli, lavoratore e padre di famiglia. Che non potrà mai più abbracciare la moglie e i due adorati figli. Perchè ieri mattina, un folle, violento ed accecato da una morbosa ed ingiustificata gelosia lo ha aggredito alle spalle mentre preparava la frutta e verdura da portare in vendita al mercato di Perugia.
Lo ha prima colpito alla testa, infierendo su di lui con un'arma contundente, una pala forse, poi con un coltello lo ha sgozzato, senza pietà. Poi le grida. quelle di una donna. La dipendente di Burnelli, ma anche ex moglie dell'assassino. La donna di origine cubana, ha visto il titolare a terra, ha visto l'ex marito, in un attimo ha capito tutto. Perchè non era la prima volta che l'ex compagno aveva dato di matto. Su di lui pendeva un divieto di avvicinamento.
Era già stato violento. Aveva già minacciato. “Tanto prima o poi li ammazzo, poi mi uccido”. Era convinto, immotivatamente, che dietro l'aiuto che la famiglia di Burnelli aveva offerto alla donna ci fosse una relazione sentimentale. Ma era solo nella sua mente. Burnelli ed i suoi cari avevano accolto Merilisa e gli avevano dato un lavoro perchè sono, ed in partcolare così gli amici descrivono Roberto, “persone buone”, “troppo buone”.
Una tragedia annunciata. E' la frase che tutti ripeto a Marsciano