Cronaca

Omicidio Cenerente, ieri il sopralluogo nel casolare del massacro / In aula inizia il processo al “complice”

Ora toglieranno i sigilli e la casa dell’orrore potrà tornare ai familiari di Maria Raffaelli e dell’ex orafo Sergio Scoscia. Blindata dal 6 aprile del 2012. Mattino in cui Marcella, la sorella di Sergio fece la macabra scoperta ritrovando i corpi senza vita del fratello e della madre, in quella casa che come ieri ha ricordato in aula, ha trovato sotto sopra, intuendo subito del passaggio dei ladri, ma non immaginando che i congiunti fossero stati vittime nella notte della crudeltà senza scrupoli d uomini che li hanno seviziati durante la rapina. Ieri mattina il pool composto da avvocati di difesa e parte civile, dal pubblico ministero Claudio Cicchella, dagli agenti della mobile e della polizia penitenziaria ha osservato Alfons Gjergji muoversi nell’appartamento. Lui è l’unico dei tre accusati del duplice omicidio a non aver fatto richiesta del rito abbreviato e difeso dall’avvocato Luca Maori che proprio ieri ha spiegato di aver rilevato nuovi elementi utili a dimostrare l’estraneità agli omicidi del suo assistito, anche durante il sopralluogo.

Gjerji infatti si è sempre dichiarato estraneo, spiegando di essere stato chiamato da Roma solo per fare l’autista al “colpo” e di non essere mai nemmeno entrato nel casale mentre Ndrek Laska e Artan Gioka (condannato all’aergastolo in primo grado). Secondo l’avvocato Maori infatti una serie di elementi indicherebbero che il suo assistito era stato assoldato solo come autista, non consapevole dell’ efferato crimine che quella notte sarebbe stato messo in atto. Tra questi una telefonata in particolare tra la fidanzata del Gioka (implicata nel processo in quanto considerata la “basista” per la rapina) e l’ amica prostituta dalla quale emergerebbe che il Gioka non aveva alcuna necessità di assoldare il Gjergji per mettere in atto la rapina ma che gli serviva soltanto un’ auto pulita per la fuga.