Intorno alle 9 di questa mattina il corpo senza vita di Sandro Bellini è stato ritrovato scandagliando i fondali del fiume Velino. I sommozzatori della squadra speciale dei carabinieri di Genova lo hanno riportato alla luce dopo quasi 10 giorni di ricerche. Ma la svolta è anche l’arresto di un uomo Halan Andriy del 72, ritenuto responsabile della morte di Bellini. Si tratta del compagno di una donna che con il Bellini avrebbe avuto un legame sentimentale dopo la morte della moglie. Omicidio volontario premeditato con un movente passionale dunque, questa l’accusa che ha portato gli inquirenti a stringere il cerchio su una pista che negli ultimi giorni aveva preso sempre più corpo.
L’arresto. Il procuratore capo Alberto Liguori, descrive un quadro probatorio “robusto”, nella conferenza stampa di questa mattina (29 maggio) a Terni, nella quale viene annunciato l’arresto dell’uomo considerato l’omicida di Sandro Bellini operaio di 53 anni che dal 18 maggio è scomparso e per il quale sono state portate avanti ricerche ininterrotte, con la continua convinzione da parte dei familiari, in particolare della sorella, che non si trattasse di un allontanamento volontario.
L’ordinanza a carico del 44enne. I carabinieri hanno utilizzato tecnica tradizionale di indagine e quella tecnica più moderna degli strumenti moderni di indagine, comprese le intercettazioni telefoniche arrivando così, nella serata di sabato ad eseguire l’ordinanza di misura cautelare a firma del gip Simona Tordelli a carico del cittadino ucraino di 44 anni. Nell’ordinanza vergate accuse che pesano come macigni sulla posizione dell’indagato: omicidio volontario, come detto ma anche incendio aggravato e occultamento di cadavere. Questo il quadro dunque ricostruito dagli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Tullio Cicoria.
Le indagini. Soprattutto dai tabulati telefonici sarebbero arrivati elementi utili a “smontare” l’alibi dell’indagato e ad accertare che dietro la morte di Bellini c’è un movente passionale. Anche l’attività scientifica avrebbe avuto un ruolo fondamentale con riscontri del dna (compreso quello delle tracce di sangue rinvenute nell’auto di Bellini) che hanno portato direttamente al sospettato ora in carcere a Sabbione. Inoltre è stato spiegato dagli inquirenti: “Abbiamo fatto riscontro con unita cinofile che hanno rivelato come il sospetto fosse stato sul luogo della scena dove è avvenuto il rinvenimento dell’auto”.
Gli abiti consegnati dalla compagna. “La donna che stava frequentando il Bellini – spiegano i carabinieri – ci ha consegnato due indumenti ritrovati nel cestino e buttati dall’indagato, che sono stati inviati al centro Ris di Roma. Presentavano tracce ematiche sia del sospetto che dello scomparso“. Andriy e la compagna vivevano sotto lo stesso tetto in una casa di via Castello, ma erano a quanto si apprende non più in buoni rapporti, una sorta di “separazione in casa”. E proprio il ruolo della donna che si è mostrata da subito collaborativa con le indagini è stato determinante con la consegna degli indumenti.
Ora sarà fondamentale l’esame autoptico sul corpo della vittima per ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio.