Continua a far discutere la vicenda dei numerosi avvisi di accertamento – oltre 1000 – inviati nei mesi scorsi ad altrettanti cittadini da Dogre (società di riscossione tributi del Comune di Città di Castello) per il pagamento del Canone Unico Patrimoniale. Il caso è stato infatti analizzato e discusso da ben 3 Commissioni congiunte lo scorso 25 gennaio.
Se tanti contribuenti tifernati hanno addirittura fatto ricorso alle vie legali, alcuni consiglieri di opposizione – Emanuela Arcaleni (Castello Cambia), Elda Rossi e Riccardo Leveque (Fd’I), Tommaso Campagni (Forza Italia) – contestano invece la “mancanza di chiarezza e le contraddizioni venute a galla durante la seduta consiliare“.
“Sono state fatte affermazioni molto gravi da parte dei responsabili della ditta – ha riferito Arcaleni – che incalzati dalle tante richieste di chiarimento su molteplici aspetti hanno pensato bene di riversare tutta la responsabilità sui loro due dipendenti dell’ufficio di Città di Castello”, gli stessi che nel censimento 2018 – sottolineano Rossi e Leveque – “avevano ottenuto eccellenti risultati d’incasso, trovando persino il favore dei contribuenti che non avevano mai effettuato un numero così elevato di ricorsi” come accaduto lo scorso novembre 2023. La società Dogre, in commissione, ha comunque affermato di aver ricevuto appena 3-4 ricorsi sulle oltre 1000 rilevazioni sanzionatorie.
“Dogre – ha aggiunto Arcaleni – ha scaricato tutta la responsabilità sull’attività dei suoi dipendenti tifernati nel 2022, definita inadeguata e inefficace nei controlli: una versione incomprensibile e contraddittoria, se non addirittura lesiva della loro dignità professionale, ancor più perché fatta al cospetto della massima assise comunale, di fronte ad amministratori e al sindaco, rimasto palesemente sconcertato”.
Dopo lo “scaricabarile”, la ditta non avrebbe dato alcuna spiegazione plausibile su come siano avvenute le oltre 1000 rilevazioni . con contestazioni e sanzioni alquanto dubbie – ampiamente contestate dai contribuenti: “E’ necessaria una precisa e immediata assunzione di responsabilità politica e amministrativa del Comune per verificare lo stato effettivo del servizio“, ha rilevato Arcaleni, proponendo anche di “valutare l’assolvimento di Dogre da tutti gli obblighi contrattuali rilevabili dal capitolato d’appalto, perché la situazione non è più tollerabile”.
Rossi e Leveque, in linea con la collega, hanno infine annunciato di proseguire il sindacato ispettivo, presentando atti al fine di “tutelare il servizio pubblico e garantire che i contribuenti paghino ciò che è giusto e corrispondente al dovuto”. Campagni ha aggiunto che “Dogre non deve interpretare il regolamento secondo una sua soggettiva – e più favorevole – lettura ma limitarsi ad applicare le norme ivi contenute così come statuite. Questo è stato un modo di agire poco corretto che scontenta gli utenti e che mette in cattiva luce il Comune”.