Economia & Lavoro

Olio, in Italia prodotte 300mila tonnellate | Ma ne servirebbero altre 700mila

A dispetto delle previsioni iniziali che davano inizialmente fortemente in crisi la produzione dell’olio italiano, lo scenario che si presenta ad oggi non è così apocalittico: sono infatti previste 300.000 tonnellate reali di prodotto, extravergine, con un risultato quindi migliorativo rispetto al 2016. La frattura si crea però, al solito, con la richiesta interna di consumi che, secondo le ultime stime, è pari a 600.000 tonnellate all’anno. A questo vanno aggiunti anche i numeri dell’export: ogni anno sono oltre 400.000 le tonnellate di olio che vengono esportate nel resto del mondo. Ciò comporta che ogni anno servirebbe almeno 1 milione di tonnellate di olio. Settecento mila in più rispetto a quelli attuali.

“L’olio rappresenta una pietra miliare della tradizionale italiana – afferma Francesco Tabano, Direttore Commerciale Sud-Europa dell’azienda spoletina Pietro Coricelli, presidente della Federolio e membro del Cda della neonata F.O.O.I  (Filiera Olivicola-olearia italiana)  – è emblema della dieta mediterranea e rappresenta una nostra eccellenza nel mondo. Un’eccellenza che però viene spesso svilita dalle dinamiche promozionali che tendono ad utilizzare il prodotto come acceleratore di traffico dei punti vendita con attività spesso sottocosto, risultanti infine in una grande confusione del consumatore che viene fidelizzato solo alla promozione e non alla qualità vera. Quello che invece servirebbe è avere la possibilità di spiegare meglio i prodotti, le diverse destinazioni di uso e le diverse qualità di olio extra vergine, analogamente a quanto accaduto con il vino. Questo scenario dimostra quanto la cultura dell’olio in Italia sia tutta da costruire.

Il modello a cui ispirarsi? “Occorre crearne uno totalmente nuovo, cercando di prendere il meglio dagli esempi vincenti che ci circondano. Bisogna creare consorzi – aggiunge Tabano – il ‘vecchio’ agricoltore deve diventare imprenditore agricolo. Dobbiamo essere tecnologici. Dalla Spagna, ad esempio, dovremmo copiare proprio il modello consorziale: ci sono 5 cooperative ed una produzione 10 volte superiore rispetto a quella italiana grazie ad impianti super intensivi”.

Secondo Tabano la formula del successo è racchiusa in una sola parola, concertazione: “È importante attuare un tavolo di concertazione, con i produttori, la grande distribuzione e le istituzioni, queste ultime nel ruolo di guida. La nascita del F.O.O.I. ed il suo conseguente riconoscimento politico ha proprio questo obiettivo: creare un organismo per racchiudere tutta la filiera, che faccia dialogare e collaborare tutti, dall’imprenditore agricolo alla grande distribuzione organizzata, che oggi inspiegabilmente rimane estranea alle dinamiche di filiera pur essendone attore protagonista al pari degli altri.

Solo in questo modo si raggiungono risultati: il Governo deve essere sempre più presente ed accelerare i tempi di approvazione dei piani olivicoli nazionali, ascoltarci e concederci i finanziamenti necessari per realizzare progetti. Dobbiamo essere più forti anche a livello europeo, riprendendo un ruolo chiave che ci faccia nuovamente brillare con le nostre eccellenze”.