Claudio Bianchini
“Se San Feliciano prendesse la parola oggi, che cosa direbbe oggi alla nostra Città ed alla nostra Chiesa”? E' la domanda che il Vescovo di Foligno, Monsignor Gualtiero Sigismondi si è posto ed ha posto ai fedeli che questa mattina gremivano la Cattedrale.
Il Vescovo interpreta il pensiero di San Feliciano
E lo stesso successore di San Feliciano ha provato ad interpretare al meglio quello che sarebbe potuto essere il pensiero del suo Santo predecessore, prestandogli anche le braccia per la benedizione. “Oltre che a prestargli le mani per stringere quest'assemblea nell’abbraccio della benedizione – ha detto dal pulpito rivolgendosi a migliaia di persone – sono convinto che San Feliciano inizierebbe a parlare dicendoci il più sentito grazie per questa celebrazione in suo onore, che mantiene nel tempo la caratteristica di festa di popolo”.
Ecco cosa direbbe il Patrono alla città
Dopo i ringraziamenti – ha proseguito Monsignor Sigismondi riferendosi al Patrono – si rivolgerebbe direttamente alla città, e – si chiesto – che cosa direbbe? “Ricordati dei malati, delle persone diversamente abili e dei tuoi anziani, carichi di anni come lo sono stato anch’io. Ricordati di quelli che, per così dire, sono agli arresti domiciliari, vigilati dalle badanti, o isolati in una residenza protetta”. San Feliciano – secondo il Vescovo folignate – non esiterebbe a fare sue le parole di Papa Benedetto XVI: “La qualità di una società si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune Non ci può essere vera crescita umana senza un contatto fecondo con gli anziani”.
Un pensiero ai giovani e al popolo quintanaro
“Ricordati anche delle giovani generazioni – anche questo seguendo il pensiero di Monsignor Sigismondi, direbbe san Feliciano – rivolgendosi
al popolo quintanaro, che conta moltissimi giovani. Sprona i giovani a coniugare libertà e disciplina, senza sconti, perché i “saldi” non sono contemplati in
nessun progetto educativo.
Immigrati come valore per la società
“Senza dubbio San Feliciano ha qualcosa di importante da dire a tutti noi sul fenomeno dell’immigrazione – ha proseguito il Vescovo – se non altro per ricordarci che dall’incontro di popoli di culture e religioni diverse può nascere una nuova civiltà, grazie alla forza del Cristianesimo. Egli – ne sono certo, ha sottolineato ai fedeli – ci solleciterebbe a riconoscere negli immigrati dei fratelli che, spinti dalla crisi alimentare, hanno cercato approdo nella nostra terra. Non possiamo issare avanti a loro la bandiera della crisi economica, perché la bandiera della fame non è stata ancora ammainata”.
San Feliciano penserebbe ai senza lavoro
“San Feliciano non trascurerebbe di rivolgere uno speciale saluto a quanti, avendo perso il posto di lavoro, non riescono a garantire alle famiglie la serenità ed un sufficiente tenore di vita – ha ricordato con amarezza il Vescovo – dovendo fare affidamento sulla cassa integrazione o gli ammortizzatori sociali delle pensioni minime degli anziani genitori. San Feliciano, impartirebbe una benedizione speciale a tutte quelle imprese che hanno mantenuto i posti di lavoro e che si accingono ad assicurarne di nuovi. Ringrazierebbe di cuore tutti gli operatori della Caritas e delle associazioni di volontariato”.
Un paterno richiamo alle coppie in crisi
Sempre sulla scia di questo ragionamento, Monsignor Gualtiero Sigismondi cercando di interpretare il pensiero del Patrono attualizzandolo ai giorni nostri, ha sostenuto che “non esiterebbe a rivolgere un paterno richiamo a quelle coppie che avvertono i primi sintomi della separazione o che hanno consumato il dramma della divisione, epidemia che inquina le falde della società e devasta il cuore dei figli”. Una speciale benedizione arriverebbe anzi ai genitori che “non hanno osato spegnere la fiamma della vita che arde nel grembo materno” . San Feliciano – ha ipotizzato il Vescovo – accogliere chiunque, separato o divorziato, cerchi nella Chiesa un luogo di riparo”.
Nessun messaggio ai politici: c'è la campagna elettorale
“Forse San Feliciano vorrebbe sussurrare qualcosa anche ai politici – queste le parole dell'omelia – ma quest’anno, essendo piena campagna elettorale, si astiene dall’intervenire per evitare di essere tirato da chissà quale parte del piviale. Ma alla città suggerirebbe, “dopo aver consolidato le tue case e le tue chiese, mentre ti appresti a finire di lastricare le vie, dedicati a realizzare l’infrastruttura della solidarietà, che passa per la crescita culturale, umana e spirituale, non soltanto economica”.
Duomo gremito nonostante i cantieri
La fede, la tradizione, la voglia di partecipare alla Festa della Città hanno superato ogni 'ostacolo' anche quello fisico rappresentanto dai cantieri delle pavimentazioni che in fin dei conti non hanno scoraggiato nessuno. Certo, qualche piccolo disagio alla circolazione dei pedoni e dei ciclisti l'hanno creato, ma nulla di insuperabile. Ed anche questa mattina la Cattedrale di San Feliciano era gremita di gente di ogni età, di autorità civili, religiose e militari ma soprattutto di migliaia di fedeli in adorazione del loro Santo Patrono. Una fila interminabile per il tradizionale rito del 'bacio del piede' della statua argentea: un atto che ogni buon folignate intende sempre onorare al meglio. Una tradizione che si rinnova, come sempre, forte più del tempo.
Dopo tanti anni 'salta' la Processione
Era tutto pronto per avviare il corteo religioso: schierata la rappresentanza dell'Ente Giostra della Quintana, la banda musicale e gli storici ceri votivi ma la pioggi incessante ha fatto saltare l'intero programma. La statua argentea di San Feliciano è così rimasta in Cattedrale esposta alla venerazione dei fedeli che però non l'hanno potuta seguire per le vie della città. E pensare che per l'occasione era anche stato predispoto un itinerario diverso, per non incappare nei cantieri delle pavimentazioni del centro storico.