Continua a far discutere il caso dell’Oasi felina di Lerchi (Città di Castello), approdato nei giorni scorsi anche in Consiglio comunale.
Inaugurata nell’agosto 2020, ma rimasta sempre chiusa per oltre due anni, la struttura è finita al centro di un’interrogazione di Emanuele Arcaleni (Castello Cambia), che attende nuove anche sulle attuali condizioni del canile, chiuso da giorni.
L’Oasi felina, come confermato anche dall’assessore Mauro Mariangeli in Sala del Consiglio, “non ha mai ospitato gatti” in oltre due anni dalla sua “apertura”. Questo perché la struttura – costruita grazie ad una donazione privata di 60mila euro – si sarebbe rivelata inadeguata per i felini, negli anni “ospitati” comunque all’interno del prospicente canile in gabbie a sé stanti. La situazione, diventata insostenibile e pure pericolosa per gli animali, aveva poi portato l’ente gestore Enpa, lo scorso giugno, a prelevare i gatti per portarli nel gattile di Perugia.
“La donazione privata – ha detto Arcaleni – non è mai stata onorata, dato che l’Oasi felina di fatto non è stata mai aperta, nonostante il progetto (poi risultato inadeguato) sia stato approvato da una delibera di giunta. Come sono stati spesi questi 60mila euro?”
Mariangeli ha quindi ribadito come l’Oasi felina sia stata realizzata da un privato, con progettazione e direzioni lavori esterni all’Ente comunale: “Una volta costruita l’opera, dopo la redazione del certificato di regolare esecuzione dei lavori rilasciato dal tecnico del donatore, si sarebbero riscontrate criticità di natura funzionale per una struttura adibita a gatti che non possono essere immessi nel territorio per problematiche sanitarie o etologiche“.
Per la piena funzionalità della struttura, infatti, occorreva eseguire ulteriori opere di sistemazione ambientale e di integrazione di impianti elettrico e idrico, come prospettato anche da parte dell’Enpa. “A seguito di parere dell’Usl Umbria 1 – ente preposto a vigilare – in merito alle problematiche riscontrate, sono state confermate molte carenze. A seguito di un sopralluogo congiunto con il tecnico del donatore, Usl, Comune (era presente lo stesso Mariangeli) e servizio veterinario Enpa, sono poi stati individuati e quantificati i lavori da eseguire per rendere funzionale l’Oasi felina, eseguiti dalla ditta incaricata dal tecnico del donatore e pagati dall’Enpa (il cui impegno è stato onorevole)”.
Il Comune, sempre a seguito del sopralluogo congiunto e del parere del servizio veterinario, si sarebbe poi reso disponibile ad ampliare l’area prospiciente: “Spenderemo soldi già destinati a bilancio per fare un investimento completo atto a dare completa funzionalità a questa Oasi felina e a garantire il benessere dell’animale. Al fine di non creare disguidi sulla capienza – ha aggiunto Mariangeli -, come da parere rilasciato dalla Usl, la struttura può ospitare massimo 10 gatti nell’area riservata agli animali contagiosi, e altri 20 gatti nei restanti spazi. Con investimenti nostri già approvati, entro la fine del 2022 dovremmo essere in grado di avere un’Oasi felina funzionante e portare fino in fondo questo progetto, che non è farina del nostro sacco ma ce lo siamo trovato in itinere perché donato da un privato con tecnici propri”.
Si è detta “parzialmente soddisfatta” Arcaleni, perché “prima che la cosa venisse a galla non si è mosso nulla per due anni e mezzo. I gatti non sono mai stati lì dentro, chi gestiva il canile lo sapeva benissimo. Ribadisco: è inaccettabile come un progetto da 60mila euro, sia stato prima approvato e poi ritenuto inadeguato. Nessuno si era accorto prima dei problemi alla struttura? I soldi, per quello che noi vediamo oggi, sono stati spesi in maniera estremamente ‘dubbiosa’. Se il tecnico dei prossimi lavori fosse lo stesso di prima allora sì che sarebbe ancora più grave…“