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“O si cambia o si muore” / La nota di Alessia Dorillo, segreteria regionale Pd

Redazione

“O si cambia o si muore” / La nota di Alessia Dorillo, segreteria regionale Pd

Una riflessione sul dopo ballottaggi in Umbria
Mar, 10/06/2014 - 16:15

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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Alessia Dorillo, Responsabile Comunicazione della segreteria regionale PD Umbria

Chi non cambia è fuori dalla storia.

Domani ricorre il trentesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer. Un uomo che tutti ricordiamo per il carattere silenzioso e schivo, di grande serietà e severità, in primo luogo verso se stesso e la sua guida. Un uomo che ha subito tanti “processi” anche e soprattutto dentro al PCI, ma che ancora oggi è invocato come icona, come leader al quale rifarsi, non soltanto da coloro che ne hanno raccolto, a volte indegnamente, l’eredità.

Credo che la sua reale forza oggi non sia da ascrivere solamente alle doti umane, alle qualità morali, ma soprattutto alla forza ed il coraggio con il quale portò davvero il partito di allora -in quel contesto storico- a rotture ed innovazioni di contenuto: prendere la distanza dalla linea filo sovietica, aprire un confronto con gli industriali in un mondo che si divideva ancora fra padroni ed operai, aprirsi verso i cattolici cercando di coniugare l’uguaglianza e la solidarietà del messaggio evangelico con la ricerca di equità e giustizia sociale del modello comunista. Era alla ricerca di soluzioni che potessero davvero essere in sintonia con il “bene comune”, dicendolo più semplicemente con le sue parole “rispondere ai bisogni umani emergenti”. Ovvero fare politica. Farla, anche, attraverso uno dei suoi strumenti di intermediazione: il partito. Farla compiendo delle scelte anche dolorose ed impopolari, ma scegliendo.

Non è mia intenzione celebrare un nostalgico amarcord, in un mondo che “cambia verso”, ma credo nella memoria, soprattutto per la comprensione degli errori utili a scrivere la storia nuova e provare a tracciare molto brevemente un analisi del voto umbro e nazionale. Credo in una battuta che il successo del Pd e di Matteo Renzi, al quale i cittadini hanno chiesto di tenere insieme il paese, sia imputabile al senso di concretezza ed alle azioni, al tradurre piccole promesse in scelte di governo. Credo che Matteo Renzi abbia chiaro nel dire “non ci sono rendite” che gli italiani ci stiano dando una fiducia a tempo determinato, che -come ultima prova di appello- dovremo riconfermare ogni giorno nei fatti.

Per l’Umbria. Mi unisco ai complimenti di tanti verso i nuovi sindaci e quelli riconfermati, mi fermo a ringraziare quanti -in questi anni durissimi per amministrare la res pubblica- hanno composto consigli, giunte e sono stati sindaci onesti ed operosi delle nostre piccole e grandi comunità. Mi sento poi -per l’affetto e la stima personali prima ancora che politici- di ringraziare Wladimiro Boccali che ha amministrato una città come Perugia, difficile e complessa, adoperandosi sempre con correttezza ed onestà, pagando non tanto le scelte fatte ed altre che si è semplicemente addossato, ma per la cautela con la quale si è affacciato al futuro, in un percorso che aveva comunque avviato nel trasformare il volto ad una città che è al tempo stesso desiderosa di cambiamento e conservatrice.

Ma a lui dobbiamo riconoscere il grande senso di responsabilità verso il suo ruolo di primo cittadino e di dirigente del nostro partito. Lo ha fatto non in ultimo attribuendosi totalmente la sconfitta elettorale. Credo che -anche in questo- ci si distingua per essere un dirigente, un gesto di generosità nel lasciare le “mani libere” a quanti dovranno concorrere a ricostruire, in questi cinque anni, la proposta politica per rappresentare di nuovo Perugia.

Ma nel mio partito, quello al quale sento di appartenere, si vince e si perde tutti insieme. Ognuno con la sua insindacabile porzione di responsabilità. Per questo non solo spero, ma per quanto sarà nelle mie possibilità, promuoverò anche io che si indaghi con una analisi profonda e strutturale, con grande serietà, sui motivi per i quali nel capoluogo di regione si sia consumato lo strappo di un disagio diffuso che pervade un modello di rendita e si, di potere, che tocca noi che siamo forza di governo dalla nascita dell’Italia Repubblicana. Ricordandoci di aver fallito anche in grandi città come Spoleto e Gubbio e non tralasciando nessuno dei comuni “minori” per densità di popolazione ma non per importanza.

O si cambia o si muore. Non credo che la discriminante sia anagrafica, tanto meno di appartenenza ad un caminetto piuttosto che ad un altro, quanto alla nostra reale capacità di promuovere mutamenti di sistema, cimentandosi con scelte di coraggio che passano in primo luogo non solo dal rendere davvero le amministrazioni tutte “casa di vetro”, il cui operato e le scelte siano conoscibili, spiegate ma soprattutto socializzate con i cittadini, rivedendo i luoghi della partecipazione e della condivisione, dentro e fuori le istituzioni.

Le risposte passano in primo luogo promuovendo, per quanto nelle nostre competenze, una riforma della macchina pubblica ed amministrativa alleggerendone il peso, ridimensionando la sfera dirigenziale, chiarificando il ruolo delle strutture e le loro funzioni. Passano reperendo le risorse che dovremmo liberare dove possibile per aiutare le famiglie, anche in difficoltà transitoria, introducendo forme come il “reddito di garanzia”, già in sperimentazione da alcuni anni in Trentino. Facendo sentire loro non solo la nostra vicinanza ma l’atto concreto attraverso il quale l’Umbria solidale li sostiene. Ci sostiene.

Porto solo queste proposte a titolo di esempio perché penso che queste siano scelte che vadano indicate e condivise collettivamente, che il nostro partito debba tornare ad essere propositore, e che la comunicazione, si in un linguaggio nuovo, debba essere sempre conseguente di scelte e non antecedente in annunci. In questo senso, anche superando quel pudore bello che ci è trasmesso dalla nostra storia per la quale abbiamo sempre timore di mostrare il nostro migliore operato. Perché c’è. Quella forma di umiltà che abbiamo nel riconoscere quando facciamo bene.

I circoli non sono più il nostro orecchio sul territorio. In questo mi sento di raccogliere l’invito del segretario regionale Giacomo Leonelli nel chiedere di iscriversi e partecipare. Il nostro partito è lo strumento, il luogo della speranza di poter cambiare le cose tramite il proprio impegno e contributo.Penso che, proprio a partire dall’insegnamento che ci viene da questa tornata elettorale, noi abbiamo la più grande opportunità come Partito Democratico dell’Umbria. Non credo siano opportuni arroccamenti perché solo noi possiamo essere l’alternativa a noi stessi.

Possiamo dimostrare che sappiamo e vogliamo fare politica, che sappiamo farla non solo perché siamo pervicacemente attaccati all’occupazione delle istituzioni e scardinare l’idea, in una società a ridotta mobilità sociale che scalpitando per un posto nelle istituzioni ti si aprano spazi che altrimenti sono preclusi. Come diceva Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

 Alessia Dorillo

Responsabile Comunicazione

Segreteria regionale PD Umbria

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