Nella mente del capofamiglia se un uomo aveva avuto incontri con la propria figlia minorenne c’erano solo tre modi per riparare “all’onta”: sposarla, pagare una sorta di “risarcimento” in denaro, o essere denunciato alle autorità. Per la legge questo ha un nome e si chiama tentativo di estorsione.
Così davanti al collegio presieduto dal giudice Daniele Cenci sono comparsi, difesi dall’avvocato Aldo Poggioni, il padre e la madre di una 15enne, originari dell’Albania che nel 2008 vennero arrestati appunto con l’accusa di estorsione quando l’uomo 37enne gli consegna i 6 mila euro per i quali si era accordato con la famiglia.
Il tutto è successo nella provincia di Perugia a seguito di un annuncio messo sul giornale proprio dal 37 enne e al quale la minore avrebbe risposto innescando così una relazione all’insaputa dei genitori. Quando il padre e la madre l’hanno scoperto, informati da un parente, sarebbe scattata la richiesta di denaro, dapprima di 15 mila euro, poi scesa fino ai 6 per i quali i genitori sono adesso imputati. A spiegare il metodo di “risarcimento” era stato proprio il padre che sentito all’epoca dei fatti spiegò che nel proprio paese le cose vanno così.
Il 30 giugno potrebbe arrivare la sentenza.