Jacopo Brugalossi
E’ di nuovo sciopero alla Ims di Spoleto. Da stamattina i lavoratori sono in presidio di fronte ai cancelli dello stabilimento di Santo Chiodo, dove con tutta probabilità rimarranno per i prossimi 2-3 giorni. Protestano per l’ennesima promessa non mantenuta dalla proprietà sugli stipendi. A differenza di quanto annunciato, infatti, le buste paga di dicembre non sono ancora state accreditate sui conti correnti (la mensilità sarebbe stata saldata solo a quei pochissimi dipendenti che ancora percepiscono gli assegni).
Telefonata risolutiva – A prendere in mano la situazione, sollecitati ad intervenire al più presto dagli stessi scioperanti, sono stati i rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil che, giunti allo stabilimento intorno alle 10.30, hanno telefonato direttamente al proprietario del Gruppo Casti Gian Franco Castiglioni per chiedere lumi sulla situazione. Chiamata risolutiva a quanto pare, perché stando alle parole rilasciate poco dopo da Adolfo Pierotti (Fim-Cisl) l’imprenditore ha promesso di saldare entro la fine di questa settimana non solo la mensilità di dicembre, ma anche quella di gennaio (cifra irrisoria in realtà, visto lo sciopero di tre settimane che fece drasticamente calare il numero delle giornate di lavoro).
Cubilotto deve ripartire – A scanso di equivoci, comunque, i dipendenti terranno le braccia incrociate fino a quando gli stipendi saranno effettivamente a loro disposizione. Solo a quel punto torneranno a lavorare; e tra le altre cose riprenderanno a dedicarsi alla manutenzione del cubilotto, forno più importante e “cuore” della fonderia della ghisa. La sua rimessa in funzione (è fermo da ottobre) è a dir poco fondamentale per poter garantire la produzione delle commesse “Layher”, l’azienda leader nel settore dei ponteggi per l’edilizia che nonostante l’aria di crisi che tira a Santo Chiodo avrebbe deciso di continuare a puntare sull’esperienza dei lavoratori Ims, facendosi addirittura carico dell’approvvigionamento delle materie prime di cui il polo è attualmente sprovvisto.
Partnership israeliana? – Il giorno scelto per la riaccensione del forno è il 25 marzo, ma secondo alcuni lavoratori “difficilmente si farà in tempo per quella data”. Una sorta di corsa contro il tempo dunque, anche nei confronti del gruppo di investitori israeliani – interessato ad una partnership con l’azienda spoletina – che è già venuto in visita alla fonderia e che potrebbe presto tornare per un sopralluogo più approfondito sullo stato dei materiali e dei forni, primo fra tutti appunto il cubilotto. L’arrivo di capitali freschi dall’estero potrebbe essere, a detta degli stessi lavoratori, l’unico modo per uscire da questa crisi, che sembra non avere fine.
Il concordato – Questo scenario, tra l’altro, è chiaramente leggibile tra le righe della documentazione relativa alla procedura di concordato preventivo, consultabile on line sul sito del tribunale di Spoleto. Una documentazione articolata e complessa, che descrive nel dettaglio la situazione patrimoniale dell’azienda, “non in grado – allo stato e in assenza dell’intervento di un soggetto terzo disposto a sostenere finanziariamente la società sopportandone le eventuali perdite future e, in prospettiva, interessato a rilevare l’azienda – di utilmente continuare l’attività, e altresì incapace di soddisfare integralmente le pretese dei creditori”. Ecco perché “Al fine di superare il proprio stato di crisi – recita il concordato – la Ims ha predisposto il presente piano strutturato secondo lo schema della dismissione dell’intero attivo attraverso il trasferimento dell’azienda”.
Caccia ai capitali – L’azienda, dunque, si propone di proseguire l’attività per i prossimi due anni (fino al 31/12/2014) al fine di individuare uno o più soggetti interessati a rilevare i poli produttivi. Pur non essendo arrivata, ad oggi, alcuna offerta irrevocabile – il prezzo di vendita stimato sfiora i 30 milioni di euro -, c’è un vivo interesse internazionale per il polo produttivo, come dimostrano le continue interlocuzioni con la Cukierman Bank di Tel Aviv (Israele). Inoltre, tenendo conto delle prassi del settore, è probabile che l’acquisto definitivo possa avvenire solo dopo un congruo periodo di affitto. La previsione contenuta nel documento è quella di una cessione definitiva dell’azienda entro il 31 dicembre del 2016.
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