Guai fisici e cali di condizioni non bastano a spiegare finali deludenti dopo stagioni per lunghi tratte dominate nei risultati e sul piano del gioco
Ancora un finale amaro, in Europa come in campionato, per la Sir Safety Conad Perugia. Dopo una stagione regolare dominata e un avvio sprint in Champions.
All’indomani della sconfitta di Gara4, che ha significato ancora Scudetto per i rivali della Lube Civitanova Marche, in casa bianconera ci si interroga su un altro epilogo da dimenticare. Che per certi aspetti ricorda le sconfitte del passato.
La maledizione delle finali Scudetto
E’ la terza finale di seguito persa da Perugia contro Civitanova (lo scorso anno lo scudetto non è stato assegnato). La quinta finale persa sulle sei disputate dalla stagione 2013-14 a quella appena conclusa, con l’unico successo al termine del campionato 2017-18.
Risultati a cui si aggiungono la finale persa in Champions nel 2017, e le tre amare semifinali europee, compresa quella di quest’anno contro Trento.
Competizioni che fino alle fasi finali avevano spesso visto i Block Devils dominare gli avversari, nei risultati e nel gioco.
Eppure, negli anni sono cambiati i protagonisti. Gli allenatori (Bernardi, l’unico col tricolore, Heynen, Grbic) e molti giocatori, alcuni dei quali arrivati da o passati nelle formazioni che hanno conteso i trofei ai bianconeri.
Insomma, difficile anche imputare il calo finale alle preparazioni, decise dai differenti staff.
Guai fisici e cali di rendimento
I Block Devils scesi in campo mercoledì sera all’Eurosuole sono però apparsi a larghi tratti impotenti di fronte agli avversari. Stanchi e imprecisi anche nei fondamentali che sono i loro punti di forza, come singoli e come squadra, almeno per quanto mostrato sino a un mese fa. Ma se in Champions i Block Devils hanno lottato fino all’ultimo punto contro Trento, ai playoff hanno mostrato subito delle difficoltà. Addirittura anche al cospetto di Cisterna. Riuscendo col carattere a prevalere contro Modena. Per poi cedere nettamente contro la Lube.
Un fastidio al ginocchio ha impedito a Leon di poter giocare al meglio. Anche Anderson, nell’ultimo mese, ha giocato in modo intermittente. Al centro, anche per gli infortuni, la Sir ha mostrato di cedere qualcosa agli avversari più quotati. Tant’è che Grbic ha rispolverato Mengozzi, l’unico in grado di fermare, in Gara3, il mostruoso Simon.
Quel giudizio su Kamil
In Gara4 ha steccato Rychlicki, che però in campionato (e anche nel percorso playoff) aveva avuto un rendimento tra i più continui. Grbic ha ricordato nell’intervista a fine partita i due muri di De Cecco sul lussemburghese, ritenendoli una svolta della gara, negativa per i Block Devils. Sempre schietto, Grbic. Ma è innegabile che tutta la squadra, ammirata fino a un mese fa, nelle ultime decisive sfide non ha girato al meglio. E a molti tifosi è apparso anche ingeneroso fare il nome di Attila nel giorno in cui tutta la squadra è affondata.
L’analisi di Grbic
Il tecnico bianconero rimpiange l’esito di Gara1, persa al PalaBarton. Ma riconosce che nell’ultimo mese la sua squadra non è riuscita ad esprimere il gioco espresso fino a quel momento.
“Dovremo riguardare tutto – dice Gric – fare una bella disamina, tirare una riga per imparare, capire perché e dove abbiamo sbagliato per migliorare noi stessi”.
Intanto, però, la Sir si lecca le ferite, per questo ennesimo finale amaro. Un’amarezza aumentata dal fatto di non essere stati all’altezza degli avversari. “Neanche vicino alle nostre migliori prestazioni” riconosce Grbic. Che aggiunge: “Ed il perché adesso non lo so”. Ma è questa la domanda a cui bisogna dare al più presto una risposta per invertire la maledizione delle finali scudetto dopo stagioni regolari dominate.