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Nuova pavimentazione in P.zza Del Mercato, Italia Nostra chiede una adeguata partecipazione del progetto di rifacimento

di Bernardino Ragni (*)

Dopo gli interventi effettuati e ancora in corso di ultimazione sulle pavimentazioni stradali nel centro storico della città di Spoleto con esiti non sempre condivisibili, Italia Nostra è venuta a conoscenza che nei prossimi mesi l’amministrazione comunale ha in programma la ripavimentazione di Piazza del Mercato, area anticamente occupata dal Foro Romano e scrigno di importanti reperti archeologici oltre che spazio di primario interesse socio-culturale, storico-artistico e urbanistico, anche in considerazione dei recenti recuperi di facciate di edifici, affrescate e decorate a graffito, databili ai secoli XIV e XV.
Italia Nostra, consapevole della anzidetta importanza del luogo, alla quale si aggiunge una elevatissima funzione turistico-economica, facendone una delle piazze più importanti per la storia e l’identità culturale della città di Spoleto, chiede alle Autorità in indirizzo di attuare una preventiva, approfondita, capillare e reale azione di partecipazione della Cittadinanza, della scrivente e di altre Associazioni dedicate alla salvaguardia dei beni culturali e ambientali, sulle ipotesi e le soluzioni progettuali eventualmente esistenti ed in divenire, anche al fine di evitare i conflitti tra Cittadini e Istituzioni che troppo frequentemente hanno caratterizzato, e caratterizzano, la realizzazione degli interventi edilizi e urbanistici a Spoleto negli ultimi anni.
Si sottolinea, inoltre, l’assoluta necessità di supportare le ipotesi di intervento da adeguati studi storico-artistico-archeologici preliminari.

(*) Presidente Italia Nostra- Spoleto

Scheda storica

L’attuale Piazza del Mercato, detta anche del Foro o Maggiore, fino all’800 fu il luogo più animato della città. Essa occupa una parte dell’area dell’antico Foro Romano ed era chiamata ancora nel Medioevo “piazza de foro”.
L’antico Foro, centro dell’attività politica e religiosa del municipio, era situato poco distante dall’arco di via Monterone, una delle porte della città romana oltre la quale si apriva, come dice il Sansi, “una piaggia esterna e scoperta” . L’area da esso occupata si allargava “in una spianata, più artificiale che naturale” , nella quale si incrociavano il cardo maximus (l’attuale direttrice da via Arco di Druso a via del Palazzo dei Duchi, prolungamento interno della proconsolare Flaminia), ed il decumanus maximus (via del Municipio, via del Mercato). Del Foro, inferiore di un metro e mezzo circa rispetto al livello della piazza attuale, si conserva in gran parte la pavimentazione a grandi lastre di travertino di cui si vede un tratto accanto alla chiesa di Sant’Ansano.
Nel corso dell’Alto Medioevo, caduti gli antichi edifici, la piazza venne invasa caoticamente da costruzioni e perse la sua forma rettangolare. Questa fu ripristinata in parte tra la fine del XIII ed il XIV secolo, come attestano le numerose case-torri riconoscibili specie sul lato Est.
Negli Statuti del Comune di Spoleto del 1296, un articolo riguarda la sistemazione della piazza maggiore e sembra aspirare già ad un ordine e ad una chiarezza non più medievali: quod Platea fori sit recta, expedita et ampliata .
Il Sansi ricorda come nel 1297 il Comune avesse provveduto a comperare molte stazioni o plance “cioè panche di muro e tavole di pietra dei venditori, e talora botteghe, alcune delle quali si dicono situate in insula fori, col disegno di rimuovere tali ingombri dalla piazza” .
Elemento caratterizzante la piazza è la fontana costruita tra il 1746 d il 1748 dall’architetto romano Costantino Fiaschetti a spese del Comune. Ma una fonte pubblica nella piazza maggiore esisteva già in età comunale ricostruita, in forma monumentale, nel 1433 dall’architetto spoletino Giovanni Buono, come ricordava un’iscrizione trascritta nei Commentari di Giovan Battista Bracceschi (1580 c.) .
Nella seconda metà del Quattrocento è documentata inoltre la pavimentazione avviata dal governatore Domenico Ricci, congiunto di papa Sisto IV . Sul materiale usato a tale scopo non v’è notizia dalla lettera del governatore Ricci. L’uso dei “mattoni messi a coltello”, come ricorda il Sansi, è dedotto dagli Statuti del 1296 che nel capitolo XXI prescrivono di “riattare e mattonare” le strade della città .