Anche Legambiente ha chiesto di poter prendere parte all’audizione in Terza commissione consiliare regionale richiesta dai consiglieri della Lega Valerio Mancini ed Emanuela Puletti sulla carta ittica regionale. Lo fa sapere Maurizio, Zara presidente di Legambiente Umbria APS, spiegando: “Siamo convinti infatti che il nostro contributo possa essere utile alla più ampia comprensione delle questioni che riguardano la conservazione e la valorizzazione degli ecosistemi acquatici e alla pesca sportiva”.
“I due consiglieri regionali – continua Zara – considerando la Carta ittica come troppo stringente e con regole ambientaliste dimostrano di non conoscere appieno di cosa si tratta e la sua funzione per la definizione del Piano ittico regionale”.
“La Carta Ittica regionale – prosegue la nota di Legambiente – è uno strumento scientifico di conoscenza, predisposto a seguito di monitoraggi e campionamenti periodici che esprime la valutazione dello stato delle popolazioni ittiche e degli ecosistemi fluviali presenti nel territorio regionale al fine di delineare la più appropriata gestione dell’ittiofauna e delle attività di sfruttamento ad essa associate come nel caso specifico dell’esercizio della pesca sportiva, con particolare riferimento agli obiettivi di qualità ambientale delle acque (Direttiva 2000/60/CE) e alla tutela degli habitat e delle specie (Direttiva 92/43/CE) recepite anche dalla vigente legge regionale n.15/2008 ‘Norme per la tutela e lo sviluppo del patrimonio ittico regionale, la salvaguardia degli ecosistemi acquatici, l’esercizio della pesca professionale e sportiva e dell’acquacoltura’”.
Sulla base delle Carte ittiche dei sottobacini del Chiascio, del Nestore, del Nera del Paglia/Chiani e del Tevere, si predispone il Piano ittico regionale.
Il Piano Ittico rappresenta lo strumento di programmazione della gestione e della fruizione della risorsa idrica, per quanto riguarda gli aspetti ittiofaunistico, ittiogenici, alieutici e ambientali. “Il suo obiettivo – scrive ancora Legambiente – è quello di individuare principi di gestione della fauna ittica che rispondano alle esigenze del mondo della pesca sportiva e professionale garantendo allo stesso tempo la tutela e la valorizzazione del patrimonio ittico e del suo habitat naturale”.
“In sostanza – commenta il presidente dell’associazione ambientalista – la Carta ittica analizza le popolazioni ittiche e le pone in stretta correlazione con gli aspetti fisico-chimici e biologici delle acque e quelli morfo-idrologici dei corsi d’acqua. In questo modo costituisce uno strumento d’indagine sulla base del quale è possibile pianificare una gestione degli ecosistemi fluviali che non abbia come unico fine il recupero delle piene potenzialità della fauna ittica, ma che miri ad un più globale recupero degli ecosistemi in tutte le loro componenti”.
“Sorprende anche questo continuo attacco alla Carta ittica, ai progetti Life, alla gestione degli ecosistemi e delle aree protette – conclude il presidente di Legambiente Umbria – visto che sono gli unici strumenti che consentono la salvaguardia degli ecosistemi fluviali e quindi la capacità di rinnovare efficientemente lo stato delle popolazioni ittiche, anche a vantaggio della pesca sportiva, in modo naturale, senza sperpero di denaro pubblico”.