Sono proposte inaccettabili quelle di Alimentitaliani e le promesse fatte a dicembre non vengono rispettate, anzi sono state cambiate le carte in tavola: è durissimo il commento delle organizzazioni sindacali dopo l’incontro di martedì al ministero dello Sviluppo economico sul Gruppo Novelli.
Dopo l’ultimo incontro con la nuova proprietà dell’ormai ex Gruppo Novelli, la Alimentitaliani srl (anche se a guidarla è un cda composto da volti già noti: Torquato Novelli, Alessandro Musaio e Gianni Tarozzi), Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria e le Rsu e Rsa dei siti umbri esprimono “forti preoccupazioni”. “Al Mise la società Alimenti italiani srl – hanno spiegato Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria – ha inoltrato una serie di proposte relative all’abbattimento dei costi del personale e a una riorganizzazione riguardanti tutti i siti del gruppo. Le proposte si riducono a un pesante abbattimento del costo del lavoro a discapito dei salari dei lavoratori, per un totale di 5,7 milioni di euro. Tali tagli dovrebbero comportare l’abbattimento di tutti gli istituti contrattuali e la rinuncia a diritti e tutele, azzerando le professionalità e le competenze dei dipendenti. Un percorso da completare entro il 6 marzo 2017”.
Le organizzazioni sindacali ritengono tali proposte “non percorribili e inaccettabili in quanto spostano il peso della ristrutturazione interamente sulle spalle dei dipendenti senza aver esplicitato nei termini concreti un vero piano industriale che spieghi al tavolo strategie e obiettivi della nuova società”. “Non possiamo mettere in discussione il contratto nazionale di categoria e la dignità dei lavoratori – hanno dichiarato ancora Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria – per una mera speculazione finanziaria finalizzata a ‘ricapitalizzare’ l’ex gruppo Novelli. Inoltre riteniamo del tutto incoerente quanto presentato nell’incontro del 21 febbraio dalla società Alimenti italiani srl rispetto ai propositi illustrati alle parti in sede ministeriale prima dell’acquisizione. Tenere insieme il gruppo e garantire la continuità occupazionale – hanno aggiunto i sindacati – sono state dichiarazioni e impegni che hanno fatto pendere la decisione verso la famiglia Greco rispetto alle offerte sul tavolo che parlavano di tutt’altro, altrimenti si sarebbero prese altre decisioni. Ora non si possono cambiare le carte in tavola”.
“Riteniamo – concludono Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria – che un piano industriale serio e concreto debba essere messo nero su bianco e la sua sostenibilità non vada misurata sui continui e ripetuti sacrifici dei lavoratori. Auspichiamo percorsi pienamente concordati e condivisi tra i diversi soggetti e mirati a un serio mantenimento e sviluppo non solo delle produzioni, dei processi, dei prodotti, ma anche dei salari e dei diritti dei lavoratori. In aggiunta, anche l’annunciata neo procedura concorsuale, in sede ministeriale, resta tutta ancora da chiarire tra le parti”. Alla luce degli ultimi accadimenti, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil dell’Umbria e le Rsu e Rsa dei siti umbri della ex Gruppo Novelli chiedono alla presidenza e all’assessorato competente della Regione Umbria un incontro “urgentissimo” per “illustrare la difficile situazione in cui il progetto di acquisizione si sta venendo a trovare”.
Sulla vertenza Novelli e sulle scelte che hanno portato a dicembre a trasferire debiti e crediti del Gruppo alla società facente capo al gruppo iGreco dei fratelli Greco è intervenuto di nuovo il senatore umbro del Movimento 5 stelle Stefano Lucidi, che sul tema ha annunciato già un’interrogazione parlamentare. Lucidi parla del taglio “di circa il 50% sulla spesa totale per il personale. È questa la verità! – dice – perché verbali alla mano, c’è la conferma di ingenti tagli al costo del personale dell’ex Gruppo Novelli, oggi Alimentitaliani, attivo in Umbria, Lazio e Lombardia con 500 dipendenti. Il ‘nuovo’ Cda mira a tagliare 5 milioni di euro totali riservati ai lavoratori, che sono circa il 50% del costo totale. Una cifra immensa, e non vediamo in che modo possa essere raggiunta mantenendo contemporaneamente i livelli occupazionali attuali ed evitando esternalizzazioni. L’impresa può intervenire solo sul salario base, più che dimezzare il costo del lavoro significherebbe mettere sul lastrico i lavoratori già provati da una crisi produttiva che li ha colpiti fin dal 2013, quando la Novelli aveva intrapreso la via del concordato preventivo in continuità. Ma il documento presentato il 6 febbraio, parla chiaro: sarà necessario procedere ad una nuova operazione di ristrutturazione finanziaria, visto che il piano di rilancio del margine operativo lordo non consentirebbe di saldare tutti i debiti in essere neanche se implementato in pieno. Quindi? Si programmano 5 milioni di euro di sacrifici per i lavoratori per poi farli ricadere nella spirale del concordato preventivo? Un nuovo concordato preventivo? Un nuovo ricorso agli strumenti della legge fallimentare? La verità è che il Mise, Regione Umbria, amministratori locali e sindacati, non hanno chiesto a suo tempo le necessarie garanzie occupazionali e produttive al gruppo acquirente, come si evince anche dagli scarni e opachi verbali reperibili in rete. Non è un caso che la maggioranza dei soci dell’ex Novelli fosse contraria alla cessione del gruppo ai nuovi proprietari. MISE, Regione, Amministrazioni locali e sindacati devono darci delle risposte” conclude Stefano Lucidi.