Sembravano la soluzione a tutti i problemi, arrivati dalla Calabria per evitare il fallimento del Gruppo Novelli. O almeno così erano stati presentati dal ministero dello Sviluppo economico a istituzioni e sindacalisti. Ma sui “salvatori” – il Gruppo iGreco a cui è stata affidata l’importante holding spoletino-ternana che detiene storici marchi come Ovito, Interpan e non solo – ora stanno calando nubi scure. Perché sulla nuova gestione, formalmente in capo alla Alimentitaliani srl, arrivano di ora in ora, nuove notizie negative.
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Nuova società, vecchi amministratori
Per fare un po’ di chiarezza bisogna tornare al 22 dicembre, data fatidica nella vertenza del Gruppo Novelli. Dopo oltre 4 anni di amministrazione straordinaria, con l’azienda di proprietà dei Novelli (a detenere il pacchetto di maggioranza i tre fratelli Torquato, Ferdinando ed Enzo, mentre una quota minoritaria è in mano agli eredi di Luigi Novelli) guidata da un Cda tecnico con a capo Alessandro Musaio, al Mise – con un atto di forza e con l’ok solo di Torquato – viene decisa la cessione dell’intero ramo d’azienda al Gruppo iGreco. Con il passaggio di tutti i lavoratori alla Alimentitaliani srl. Del piano industriale, a quella data, non c’è nessuna traccia. Viene annunciato che sarà presentato entro gennaio 2017. Ad oggi qualcosa è stato depositato, ma più che di un piano industriale vero e proprio si tratterebbe di linee guida. (Qui il verbale dell’incontro al Mise del 22 dicembre)
Quello che però non viene detto allora, e che è trapelato soltanto la scorsa settimana grazie ad un articolo de Il Messaggero, è che proprio il 22 dicembre viene nominato il Cda della Alimentitaliani srl. E ne fanno parte Torquato Novelli, Alessandro Musaio e Gianni Tarozzi (anche quest’ultimo, come Musaio, membro del precedente Cda tecnico del gruppo Novelli). Effettivamente una pulce nell’orecchio l’aveva messa la presenza dell’ex patron Torquato, insieme a Musaio ed a Saverio Greco (amministratore del gruppo iGreco) all’incontro di fine anno con i lavoratori al mangimificio di Terni.
Il “piano industriale”: equilibrio di bilancio in 3 o 4 anni
Si arriva al 13 febbraio: al ministero dello Sviluppo economico va in scena l’incontro-confronto alla presenza dei fratelli Saverio e Giancarlo Greco. Un monologo da parte del primo, lo hanno definito alcuni, in cui si inizia a parlare di nuovi sacrifici per i lavoratori e dell’idea di tagliare il costo del lavoro con una esternalizzazione di una parte dei dipendenti. Incontro replicato ieri, con qualche elemento di novità. Il piano industriale vero e proprio non c’è, ci sarebbe un documento però di una quindicina di pagine, una sorta di linee guida, che ieri ha acceso il dibattito, portando i sindacati ad una posizione piuttosto critica.
A rendere noto il piano dei Greco per far ‘rinascere’ il Gruppo Novelli è il verbale dell’incontro del 13 febbraio, pubblicato negli ultimi giorni sul sito internet del Mise. Bisognerà attendere invece qualche giorno ancora per leggere il resoconto ufficiale del tavolo di ieri. Nel testo si legge che “l’avv. Greco (Saverio, ndr) ha poi presentato il piano industriale della società, specificando che riguarda tutte le società dell’ex Gruppo Novelli, comprese le partecipate, ad eccezione di Nova Panem, in affitto di ramo d’azienda dal Fallimento di Panem Italia S.p.a. L’affitto di Nova Panem scadrà a marzo 2017 e l’avv. Saverio Greco ha dichiarato che in tempi brevissimi ci saranno incontri con il curatore fallimentare a breve per iniziare le trattative per l’acquisizione dell’immobile. Per aumentare i volumi, la nuova società ha in programma di investire per rilanciare e differenziare le produzioni già attive e riattivare quelle temporaneamente non operative, come il pet food. Verranno introdotte nuove linee nel settore del pane introducendo sia prodotti a lunga conservazione sia prodotti congelati per le catene fast food, oltre a nuovi prodotti pastorizzati e ai prodotti di pet food. Verranno riorganizzate le strategie commerciali e realizzate partnership strategiche con i fornitori della GDO (grande distribuzione, ndr). Per incrementare la capacità produttive e la marginalità economica è previsto un efficientamento del ciclo produttivo con ristrutturazioni e messa a noma degli impianti. Inoltre si prevede una riorganizzazione del lavoro mantenendo inalterati i livelli occupazionali con l’internalizzazione della logistica, l’esternalizzazione di tutti i dipendenti amministrativi in una società terza e il contenimento del costo del lavoro.
Nel complesso, con interventi che andranno ad incidere anche sui costi delle materie prime e dei servizi, e con una crescita del fatturato previsto pari al 3% si prevede di raggiungere l’equilibrio economico entro 3 o 4 anni, conseguendo marginalità positiva pari a 5 o 6 milioni di euro annui. Infine, si riterrà necessaria un’operazione di ristrutturazione finanziaria del debito delle società del Gruppo”.
A favore del “piano industriale” si era espresso il 13 febbraio il rappresentante del ministero dello Sviluppo economico, il dottor Castano, che lo ha definito “conservativo ma realistico e con buone probabilità di realizzazione”. “Ha sottolineando – si legge nel verbale – che la passata gestione non è stata in grado di rimettere l’azienda sul mercato e per un lungo periodo i creditori, tra cui anche i dipendenti, sono rimasti in sospeso in una situazione di emergenza anomala. Quando l’azienda è stata rilevata da Alimentitaliani si era però arrivati al punto in cui non si era più in grado di sostenere il piano concordatario. La nuova società che ha rilevato il Gruppo Novelli ha pensato prioritariamente a saldare il debito verso i lavoratori e in un secondo momento ad iniziare le trattative per con i restanti creditori. Il problema sollevato dalle OO.SS sulla gestione delle relazioni sindacali va risolto con l’obiettivo comune di raggiungere una intesa condivisa con i lavoratori tramite accordo da raggiungere nel più breve tempo possibile affinché ci siano al più presto le condizioni per ripartire e per iniziare a trasmettere al mercato messaggi positivi”.
Nuovo summit al Mise, timori per i tagli da oltre 5 milioni di euro
Alla luce dei nuovi sacrifici chiesti ai lavoratori la scorsa settimana, ieri a Roma il clima era molto teso. Anche perché dello stipendio di gennaio non c’è stata finora traccia. E così si è tenuta una lunga riunione, per diverso tempo sospesa per consentirne una più ristretta. Presenti, oltre ad organizzazioni sindacali, nuova proprietà, rappresentanti del Mise e delle Regioni coinvolte, anche i rappresentanti dei Comuni umbri interessati, Terni, Amelia e Spoleto (per quest’ultima c’era il presidente del consiglio comunale Giampiero Panfili). “La nuova proprietà, confermando gli investimenti annunciati nel piano industriale, ha accolto le richieste delle oo.ss. di fornire maggiori dettagli sulle operazioni che intenderebbe fare al fine di ridurre il costo del lavoro, e di sgombrare in primo luogo il campo dall’ipotesi della esternalizzazione del comparto impiegatizio, ventilata nello scorso incontro” hanno spiegato al termine i sindacati di categoria in una nota.
“L’azienda ha annunciato, quindi, – hanno proseguito i sindacati – la necessità di un risparmio complessivo di oltre 5 milioni di euro che passa attraverso importanti sacrifici dei lavoratori. Tra le ipotesi proposte la proprietà punterebbe su una ennesima riorganizzazione contrattuale con il transito del personale impiegatizio/amministrativo verso altri contratti rispetto a quelli attualmente utilizzati, per arrivare ad un risparmio molto consistente sull’attuale costo del lavoro. Le oo.ss., rivendicando i sacrifici già fatti dai lavoratori e dalle lavoratrici per il salvataggio dell’azienda si sono comunque rese disponibili ad un confronto di merito più approfondito al fine di ricercare soluzioni meno impattanti sui lavoratori stessi. La trattativa proseguirà in sede sindacale in formazione ristretta. Ovviamente ogni accordo sarà fatto dopo il confronto e il consenso dei lavoratori”. L’azienda aveva anche spiegato che oggi avrebbe annunciato, stando a quanto riferiscono i sindacati, le modalità di pagamento degli stipendi. Cosa che in serata è avvenuta: le spettanze dovrebbero essere erogate lunedì.
Nuovo incontro il 6 marzo, interrogazione parlamentare di Lucidi (M5s)
Ora c’è attesa per il prossimo incontro: la delegazione plenaria si riunirà al ministero dello Sviluppo economico il 6 marzo come precedentemente concordato. Intanto i sindaci dei Comuni dove hanno sede i vari stabilimenti (Spoleto, Terni e Amelia) guardano con apprensione alla vicenda. Nessuno interviene ufficialmente, ma le interlocuzioni sono costanti, con la speranza che vengano garantite le centinaia di lavoratori umbri interessati.
A sollecitare le istituzioni è stato negli ultimi giorni il senatore spoletino-ternano del Movimento 5 stelle Stefano Lucidi, che più volte tra l’altro ha chiesto di poter partecipare ai tavoli ministeriali: “Depositerò nelle prossime ore una interrogazione parlamentare per chiedere che il ministero dello Sviluppo economico dica chiaramente quale è stato l’iter seguito per la gestione della vicenda del Gruppo Novelli”. Lucidi punta il dito anche sul fatto che al momento l’unica certezza “è che vengono confermati i sacrifici chiesti ai lavoratori alla voce: ‘riduzione del costo del lavoro’. Con l’interrogazione chiediamo principalmente due cose – spiega – in primo luogo che il Ministero ci faccia sapere come è stato gestito il concordato in continuità e quali verifiche di attuazione siano state fatte nel corso degli anni. Chiediamo poi quali garanzie siano state fornite nella fase di passaggio societario, visto che ad oggi, stante anche le notizie stampa che circolano, non ci sono numeri e dati da valutare. Vogliamo sapere, ministero, amministrazioni regionali e comunali e sindacati cosa hanno valutato quando hanno giudicato congruo il passaggio di società. Quali garanzie hanno chiesto ed ottenuto per l’azienda e per le 500 persone coinvolte?“.
(aggiornato alle ore 21)