Aggiornamento alle ore 23 – Alimentitaliani va avanti sul piano di licenziamenti preannunciato per le società dell’ex Gruppo Novelli ed il tavolo di oggi a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, si è rivelato completamente inutile. Le posizioni di organizzazioni sindacali e nuova proprietà (facente capo al gruppo iGreco) sono troppo distanti ed ormai impossibili da conciliare. E’ quanto emerso al termine di un’altra difficile giornata, dove lo scontro tra le parti si acuisce sempre più, come mostrano anche le note diramate da oo.ss. e azienda.
In particolare Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil evidenziano che “si è tenuto oggi un incontro promosso dal Mise al fine di verificare le condizioni di una mediazione tra le organizzazioni sindacali nazionali e la proprietà di Alimentitaliani. Le oo.ss. hanno formulato una proposta con l’obiettivo di garantire un piano sociale (ammortizzatori e ricollocazione) per gli esuberi rilevati dall’azienda. Nonostante questo ultimo tentativo l’azienda ha riferito al ministero di non voler trattare e ha negato la disponibilità a proseguire la trattativa finalizzata alla sottoscrizione di un accordo sostenibile, tra cui: l’utilizzo degli ammortizzatori per i siti umbri, un piano sociale per la riconversione di Cisterna e un incentivo all’esodo per favorire uscite volontarie. Deve essere chiaro, a differenza di quanto dichiarato dall’avvocato Greco a mezzo stampa, – evidenziano i sindacati – che ancora una volta è stata l’azienda a rifiutare il confronto. Le organizzazioni sindacali, qualora l’azienda procedesse in maniera unilaterale, si riservano di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione al fine di contrastare ogni atto contrario agli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Ed in serata è arrivata anche la nota dell’azienda: “La proprietà di Alimentitaliani srl si è incontrata nel pomeriggio di oggi 31 marzo 2017 presso il ministero dello Sviluppo economico con il dottor Castano, in seguito a suo invito, solo ed esclusivamente per rispetto istituzionale nei confronti dello stesso. In questa occasione Alimentitaliani ha comunicato che, con la scadenza delle 24 ore concesse alle oo.ss. per l’accettazione della proposta di accordo formulata dal Mise (con la disponibilità da parte dell’azienda ad applicare la Cig per aree di crisi complessa per i dipendenti amministrativi di Terni e Amelia, nonché a incentivare l’esodo degli operai di Cisterna di Latina) ed in conseguenza delle azioni sindacali intraprese e del comunicato arrivato in tarda serata del 29 marzo, ha già dato mandato ai propri consulenti di predisporre quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi occupazionali indispensabili per il salvataggio aziendale“.
La proprietà, quindi, va per la sua strada e chiude la porta in faccia ai sindacati, pronta agli annunciati tagli. Facile, quindi, che ora i lavoratori ed i sindacati agiranno di conseguenza, con nuove proteste e scioperi. Mentre Alimentitaliani preannuncia una conferenza stampa per la prossima settimana per illustrare le sue ragioni.
Si torna a parlare oggi della vertenza Novelli al ministero dello Sviluppo economico dopo la rottura delle trattative nella giornata di martedì. Gli sviluppi delle ultime ore soprattutto sul fronte della sede di Terni hanno portato le organizzazioni sindacali a chiedere ed ottenere la convocazione di un tavolo tecnico. Una decisione che arriva dopo l’ipotesi di accordo saltata tra la nuova proprietà delle società del gruppo, la Alimentitaliani (gruppo iGreco) e i sindacati ed il conseguente ultimatum di 24 ore. Ma soprattutto dopo quanto accaduto mercoledì mattina a Terni, quando in vista dell’assemblea dei lavoratori e di possibili scioperi, la proprietà ha convocato i lavoratori uno ad uno (ma non tutti) per capire le loro intenzioni. Scatenando l’immediata reazione di dipendenti e oo.ss., con lo sciopero che è andato avanti – anche se non tutti hanno aderito – anche nella giornata di ieri.
L’amministratore delegato di Alimentitaliani Saverio Greco ha voluto però spiegare le motivazioni dell’incontro con i singoli lavoratori – “a noi piace il rapporto diretto” – a cui sarebbe stato chiesto di valutare le ripercussioni che un eventuale sciopero e quindi un fermo dell’attività dell’azienda comporterebbe in questa delicata fase. Tra le ipotesi al vaglio, su cui c’è piena disponibilità da parte dell’azienda, c’è l’attivazione degli ammortizzatori sociali disponibili per l’area di crisi complessa per il sito di Terni. “Siamo venuti qua per salvare un’azienda” ha ricordato più volte Greco, ribadendo il piano degli investimenti previsto, che dovrebbe essere effettuato entro 5 anni. Mentre per quanto riguarda gli esuberi, i 79 annunciati sarebbero inferiori a quelli ipotizzati nelle settimane passate (68), perché comprendono anche quelli di Cisterna di Latina che prima invece non erano stati conteggiati.
Qualcosa, quindi, oggi dovrebbe accadere al tavolo dal Mise, ma nel frattempo i lavoratori stanno affrontando la questione anche da un altro punto di vista, quello giudiziario. Lunedì pomeriggio, infatti, incontreranno il giudice fallimentare Luciana Nicolì, che segue la procedura di concordato aperta dal Gruppo Novelli nel 2013. Un incontro ottenuto dopo il presidio fuori dal Tribunale di Terni dai lavoratori mercoledì pomeriggio, ricevendo anche il supporto del sindaco Leopoldo Di Girolamo.
Sul fronte politico, l’attenzione verso la vertenza Novelli è molto alta. Il senatore del Movimento 5 stelle Stefano Lucidi, alla luce delle ultime novità, sta predisponendo una nuova interrogazione parlamentare, dopo quella già presentata nelle scorse settimane. Un’altra ne ha invece depositata la deputata dei Civici e innovatori Adriana Galgano. Mentre vari gruppi politici umbri stanno intervenendo in queste ore sulla vertenza. Mentre una terza ne viene preannunciata da Sinistra Italiana.
Il Movimento 5 stelle – A criticare fortemente la nuova proprietà è il senatore Lucidi, in una nota congiunta con il consigliere regionale Andrea Liberati: “Il piano presentato al MISE per il gruppo Ex-Novelli ora Alimentitaliani, non ha nulla di un piano industriale ma si tratta solo di una enunciazione di desideri e di promesse, in perfetto stile renziano. Il piano industriale manca nella sua totalità di uno sviluppo di un vero, coerente e sostenibile piano economico, finanziario e patrimoniale. Anzi, vista la tempistica di presentazione, dopo 3 mesi dalla cessione, più che piano industriale dovremmo chiamarlo “piano piano industriale”. Analizzando le pagine presentate emergono solo alcune promesse, che serviranno solo nel breve periodo, mentre, continua, l’assenza di cifre e dati tecnici scritti in modo tecnico-professionale. Queste promesse sono funzionali solo a ridurre il numero dei dipendenti e ridurre ulteriormente le retribuzioni di quelli che continueranno poi a far parte dell’azienda, oltre a dividere,mettendo gli uni contro gli altri, i dipendenti del gruppo. Ma le promesse servono anche in favore dell’omologa del concordato presentato da Alimentitaliani al tribunale di Castrovillari, nonché a continuare in una gestione dell’ex Gruppo Novelli che in questi primi 3 mesi è apparsa quantomeno lacunosa e insufficiente che non ha fatto altro che acuire la crisi del gruppo e inasprito i rapporti con tutti i soggetti con cui si rapporta, fornitori, clienti, istituti di credito, enti previdenziali ed erario. Il tutto senza che ci sia stato il minimo accenno a quell’auspicato rilancio del business assolutamente necessario alla continuità del gruppo agroindustriale umbro. Nelle premesse del “piano piano industriale”, è singolare non si faccia riferimento alcuno alla cessione delle aziende agricole avvenuta prima della presentazione della domanda di concordato da parte di Alimentitaliani, cessione che ha notevolmente ridotto la massa dell’attivo che avrebbe dovuto garantire i creditori del concordato del Gruppo Novelli. Continua ancora l’anomalia di un tavolo ministeriale che avalla un documento (non lo si può definire piano industriale, e infatti lo chiamiamo “piano piano industriale”) che non mostra lo sviluppo delle vendite, non presenta numeri che definiscano i volumi attuali e i volumi futuri ipotizzati, non spiega quali prodotti verranno venduti e a chi, ad esempio definendo il posizionamento e le quote di mercato che dovranno essere conquistate analizzando e quindi tenendo conto dei principali competitor presenti, appunto, sul mercato. Non è chiaro come verrà strutturata la rete commerciale che dovrà sostenere tale sviluppo visto che, nei primi tre mesi di nuova gestione la stessa risulta essere stata quasi totalmente azzerata. Si parla di generici risparmi legati ad innovazioni ed investimenti senza in alcun modo darne una quantificazione e senza definirne gli effetti nel medio periodo, così come non si evincono i risultati economici che conseguiranno le società nei prossimi anni e quindi i flussi di cassa generati dalla gestione corrente.
Nessun riferimento allo stock di debito pregresso, ovvero come e quando verrà pagato il debito che si riferisce al concordato Gruppo Novelli, il debito accumulato dalla stessa Gruppo Novelli nel periodo dalla dichiarazione di concordato alla cessione nei confronti di Alimentitaliani e il debito che è stato accumulato nei primi 2 mesi di gestione Alimentitaliani che rimangono ora bloccati dalla domanda di concordato presentata dalla stessa presso il tribunale di Castrovillari, nonché come e quando verrà pagato il debito accumulato negli ultimi 5 anni da tutte le altre società del gruppo. Tenendo poi conto degli investimenti che vengono prospettati nei prossimi anni, non si comprende in alcun modo quale sia il fabbisogno finanziario della società, e come verrà coperto. Non è in alcun modo specificato quanto i Greco investiranno, di proprio, nei prossimi anni (a partire dagli 1,4 milioni promessi nell’atto di acquisto), quanti contributi pubblici riusciranno ad ottenere e quando, quanto ricorso all’indebitamento nei confronti del ceto bancario sarà necessario. In pratica non vi è alcun cenno alla copertura finanziaria del piano, nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Eppure qualcuno diceva che questa soluzione renziana era l’unica possibile”.
Forza Italia Terni – Il Coordinamento Comunale di Forza Italia Terni, invece, “esprime viva preoccupazione per le sorti relative alla vertenza che vede protagonista l’ex Gruppo Novelli. In particolar modo si vuole esternare piena solidarietà a tutti i lavoratori del gruppo agroalimentare che stanno vivendo una fase professionale e umana molto delicata. L’auspicio è che tutte le istituzioni preposte possano operare congiuntamente e con profitto per un esito positivo e risolutivo della vicenda. Inoltre confidiamo nel fatto che la nuova proprietà, le cui intenzioni iniziali furono particolarmente apprezzate, possa, nei limiti del possibile, riconoscere la centralità e le competenze proprie del territorio nel quale si prefigge di operare. Per quanto concerne Forza Italia non farà mai mancare il proprio sostegno ed il proprio contributo là dove servisse per facilitare una conclusione dell’iter che sia soddisfacente, in primo luogo, per gli operatori del settore”.
Sinistra italiana – Intervenire con urgenza per salvare il più grande numero possibile di lavoratori dal licenziamento e dall’assenza di reddito: è quanto chiede Sinistra Italiana, che esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione dei lavoratori della ex Novelli, dopo che la nuova proprietà ha abbandonato il tavolo della trattativa, annunciando 79 licenziamenti e rifiutando tutte le proposte delle organizzazioni sindacali per gestire la riorganizzazione in modo da evitare che intere famiglie si trovino in una situazione drammatica. “Per questa ragione – spiega Elisabetta Piccolotti della Segreteria Nazionale Sinistra Italiana – mentre di nuovo i lavoratori sono in stato di agitazione chiediamo che la Presidente Marini e tutte le istituzioni del nostro territorio intervengano affinché si riprenda la trattativa presso il Mise, e i Greco accettino di assumersi le responsabilità sociali che derivano dall’acquisizione dell’azienda, gestendo la situazione attraverso gli strumenti di legge a disposizione, a partire dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali come chiedono le forze sindacali e utilizzando le opportunità derivanti dalle aree di crisi complessa di Terni e Amelia”. Anche il Ministero dello Sviluppo Economico, prosegue Piccolotti, “deve impegnarsi con più decisione in questa direzione: per questo presenteremo un’interrogazione per conoscere le intenzioni del Ministro e sapere in che direzione hanno intenzione di muoversi. Infine ribadiamo che va scongiurata l’ipotesi di un fallimento, che non riuscirebbe a garantire la continuità della produzione in tutti i rami aziendali mettendo a rischio un numero ancora più alto di posti di lavoro”.