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Notizie dal Pd / Bufera tra correnti / “Non può essere il tempo di avvoltoi e sciacalli”

“Le elezioni amministrative del 25 maggio e i successivi ballottaggi hanno segnato la più dura sconfitta della storia del centro sinistra umbro”. Inizia così la nota di Il Coraggio di Cambiare, l’area politico-culturale del Pd che annovera al suo interno anche l’ex candidato alla segreteria regionale dell’Umbria, Stefano Fancelli. La loro non è un’accusa, ma un’analisi del voto, prima politica e di rappresentanza, all’indomani dei ballottaggi per le amministrative 2014. “Le sconfitte di Spoleto e soprattutto quella di Perugia – si legge –  fotografano la crisi di credibilità della nostra azione di governo e la crisi strutturale del Partito Democratico. Una sconfitta mitigata solo in parte dalla riconquista di Orvieto, di Gualdo Tadino e dalla vittoria di Filippo Stirati a Gubbio, una vittoria simbolo della crisi del PD perché ottenuta non grazie al contributo del nostro partito ma nonostante la dolorosa sconfitta del PD eugubino e della sua classe dirigente. Lo stesso eccezionale dato elettorale delle europee andrà maglio analizzato a fronte della difficoltà della candidatura umbra, che nonostante gli sforzi e le indubbie qualità espresse da Lorena Pesaresi, evidenzia la disarticolazione e la disorganizzazione di un partito umbro senza strategia. Anche in molti centri minori si è evidenziata la debolezza di una proposta politica spesso costruita senza alcuna regia o strategia, anzi al contrario con una esasperazione dei personalismi, della beghe e degli scontri di corrente o personali, fino alle molte sconfitte, spesso subite anche da candidature espressione di un tentativo di rinnovamento, evidentemente logorato in origine, dalle fondamenta, da una propaganda che inneggia al nuovo senza costruirlo per davvero”.

Le responsabilità – La risposta da parte de Il Coraggio di Cambiare è chiara, anche e soprattutto nei confronti di quanto detto durante le ultime conferenze stampa di Giacopetti e Leonelli. “Non possiamo negare la ragionevolezza dei richiami alla responsabilità del nostro partito nel non offrire la necessaria regia politica di un rinnovato centro sinistra umbro, come alcuni alleati hanno evidenziato. Le scorciatoie di un rapporto con pezzi di ceto dirigente presi in prestito dalla destra non hanno portato risultati, men che meno nei ballottaggi. Di contro in molte città, a partire da Terni e Foligno, come a Marsciano e Castiglione del Lago viene premiata e riconosciuta la qualità della nostra azione di governo e i cittadini tornano a chiedere ai nostri sindaci di essere la guida del cambiamento. Invece in altre città, come a Perugia e a Spoleto, la domanda di cambiamento e di innovazione della politica e delle classi dirigenti viene meglio interpretata da altri soggetti, anche se appare di tutta evidenza come la causa delle nostre sconfitte risieda nella fragilità e nella rottura del rapporto tra il PD, i suoi amministratori e la nostra gente. Le vittorie della destra non sono sue vittorie, ma nostre sconfitte”. E poi la critica al “correntismo esasperato”, alle “divisioni tra cordate personali, tra gruppi di potere, la corsa esasperata al consenso personale”, “evidenti concause della perdita di credibilità del nostro partito. Ma il cuore della nostra crisi sta nello scarto tra la qualità della nostra azione amministrativa, che pure dobbiamo con tutta evidenza tornare a rivendicare, e le aspettative di un innovazione, di un cambiamento, di un rinnovamento che i nostri elettori si attendono da noi. Non abbiamo fallito la prova del governo delle città, e soprattutto nel caso di Perugia non consegniamo una città al collasso, ma un capoluogo ben amministrato, con servizi per i cittadini integri, conti in ordine,una forte coesione sociale che ha retto la crisi, un’evidente reazione ai problemi di ordine pubblico e ricco di enormi opportunità per il futuro, come la sfida di Perugia e Assisi capitali europee della cultura. Ma tutto questo non è bastato. Perché in tutta evidenza si è logorato un legame profondo tra la città e la nostra classe dirigente amministrativa. E la sconfitta è netta, senza appello”.

Il cambiamento – Torna il cambiamento, parola d’ordine di tanta parte campagna elettorale, a volte indipendentemente dal colore politico, a volte legato all’altra parola chiave, la “rottamazione”. “Dobbiamo essere in grado di guidare il cambiamento senza disconnettere o negare la nostra storica esperienza di governo, dimostrandoci all’altezza delle sfida di costruire il futuro dell’Umbria. Cambiare, rinnovare, le politiche e la classe dirigente, questa è la sfida che abbiamo intrapreso e che dobbiamo vincere. Rinnovare non è rottamare. Si può e si deve rinnovare le politiche e la classe dirigente, non distruggere un patrimonio di valori e di risultati storici di buon governo, Certi slogan si sono rilevati inadatti a costruire una proposta politica e una classe dirigente all’altezza della sfida, perché non basta evocare un nuovo senza valori e senza contenuti. Nonostante gli sforzi della scienza, non è possibile, e non lo sarà ancora per molti anni clonare Matteo Renzi. La classe dirigente non si inventa, non si improvvisa. La nostra agenda di riforme deve essere accelerata e resa radicale dall’urgenza di una crisi economica e sociale che pretende risposte concrete da dare ai tanti che cercano un lavoro e delle opportunità di crescita, a partire dalle giovani generazioni. Le riforme istituzionali, la riforma del sistema della sanità, la strategia regionale sui rifiuti e sulla mobilità, ecco alcuni cantieri di riforma che debbono vedere il Pd e la nostra classe dirigente di governo protagonisti di una forte accelerazione. I recenti dati sull’emigrazione che vede come protagonisti i giovani umbri più qualificati è un richiamo forte alla politica”.

Da Perugia a Spoleto – Poi ancora un rimando alle responsabilità, anche dopo le ultime affermazioni di Rossi. “Il Pd è un partito e, in quanto tale, ha bisogno di gruppi dirigenti che si assumano fino in fondo le proprie responsabilità. Ogni dirigente deve sentirsi responsabile tanto di fronte ai successi quanto agli insuccessi. Non è di certo attraverso accuse, fughe o prese di distanza che è possibile approfondire con la necessaria serietà le ragioni di una tornata amministrativa che, in particolare nel voto del capoluogo, ma non solo evidenzia problematicità rilevanti”.

La mano però rimane tesa, in particolare dopo quanto accaduto a Boccali, un sindaco uscente vittima a tratti di un attacco personale, più che politico. Una mano che è il simbolo dell’aiuto, del voler ricostruire insieme il partito, dopo una lunga analisi, e prima che le singole correnti lo spezzettino in piccole fazioni. “Cercare un capro espiatorio è una strada semplificatrice che non porta lontano: è il PD ad aver perso domenica scorsa il ballottaggio perugino, non solo il candidato a sindaco Wladimiro Boccali, al quale deve essere riconosciuto l’impegno dimostrato in questi anni nel governare la città in un momento molto difficile. Nel caso di Spoleto la candidatura di Rossi è giunta al termine di un percorso lacerante, con la travagliata esperienza dell’amministrazione Benedetti, la mancata ricandidatura del sindaco al primo mandato, il tentativo del gruppo dirigente del PD spoletino di riconquistare credibilità agli occhi dei cittadini, senza riuscire a riconnettere la nostra proposta di governo con una domanda di credibilità emersa dai cittadini, nonostante una candidatura che sarebbe improprio e non veritiero definire solo di servizio. Segreteria regionale, provinciale e i comunali hanno allora il compito di favorire un confronto sereno e serrato sui motivi che hanno determinato i negativi esiti elettorali di questa tornata amministrativa, hanno il compito di tenere unito un partito composito e plurale. Possono però riuscire in tale intento solo facendosi carico, per i ruoli esercitati, delle relative responsabilità, riconoscendo quindi i difetti di un’azione di governo ma, al tempo stesso, i pregi da cui occorre ripartire con orgoglio e umiltà. Per queste ragioni va apprezzata la disponibilità espressa dal Segretario del PD di Perugia Francesco Giacopetti a rimettere il proprio mandato nelle mani dell’Assemblea comunale di Perugia, mentre rivolgiamo un appello ad Andrea Bartocci, Segretario del PD di Spoleto, di cui apprezziamo la dignità e il senso di responsabilità, perché anche a Spoleto con il suo contributo si avvii la ricostruzione del PD senza commissariamenti o scorciatoie. Al contrario negare l’evidenza delle proprie responsabilità come stanno facendo il Segretario regionale Giacomo Leonelli e il Segretario provinciale Andrea Rossi è inaccettabile e lesivo della credibilità e autorevolezza del gruppo dirigente del PD nel guidare quella comune assunzione di responsabilità necessaria per affrontare con spirito unitario i prossimi difficili mesi. Noi rivendichiamo con forza il contributo di coesione, di solidale sostegno della nostra area politica in queste elezioni, come le tante candidature a sindaco e nei consigli comunali hanno evidenziato. Oggi non è il tempo della battaglia autoreferenziale delle correnti e dei gruppi di potere, una battaglia a tratti vergognosa perché condotta con sprezzo del ridicolo tra i cumuli di macerie delle dolorose sconfitte subite. Oggi non può essere il tempo degli avvoltoi e degli sciacalli. Una nuova classe dirigente deve dimostrarsi all’altezza delle sfide di questo tempo, autonoma, coraggiosa, generosa nel mettersi al servizio del partito. Noi chiediamo una reazione responsabile e coerente, una comune presa di responsabilità, un’immediata ripartenza della nostra azione politica. Solo così potremo candidarci credibilmente a guidare un immediato futuro di cambiamento e di buon governo della nostra comunità regionale”.

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