Regole anti Covid infrante…dai poliziotti! E’ questa la clamorosa accusa emersa oggi (martedì 29 giugno) a Città di Castello, corroborata in queste ore dalla protesta del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia).
“Poliziotti che sono chiamati a compiere il loro dovere, possono essere sottoposti ad indicazioni e linee di comando non improntate al rispetto delle misure di contenimento dell’epidemia e di prevenzione che, invece, sono chiamati a far rispettare? Per quale motivo sono state indette riunioni in presenza quando erano assolutamente vietate?” si chiede Massimo Pici, segretario provinciale del Siulp, che rappresenta l’80% degli agenti che lavorano al commissariato di Città di Castello.
Quest’ultimo ha inoltre segnalato anche un “forte disagio” provato da alcuni agenti, “causato da fatti incresciosi che riguardano il comportamento della dirigenza”. Per il Siulp, infatti, le regole anti Covid “sarebbero state completamente ignorate e disattese. Oltre alle riunioni in presenza, assolutamente vietate, e alle inascoltate osservazioni e suggerimenti da parte del personale, il tutto è stato liquidato con il commento: ‘tanto tocca prenderselo tutti’. Come a dire, predicare bene e razzolare male, tanto che, durante la pandemia, sono state comandate riunioni in presenza con poliziotti poi risultati positivi e che, loro malgrado, hanno contagiato tutti gli altri”.
A queste pesanti accuse Pici racconta di un altro grave “comportamento indiscriminato”, ovvero che nelle pattuglie delle Volanti sarebbero stati inseriti anche membri del personale dell’ufficio, “con il risultato che il commissariato di Città di Castello è stato l’unico della provincia che ha avuto ‘tutti gli uffici chiusi’ con solo 9 colleghi rimasti al servizio delle Volanti”.
Il Siulp ha infine portato la questione all’attenzione del Questore ma finora non si è avuto alcun riscontro. “Nei prossimi giorni – ha annunciato Pici – “effettueremo un sit-in di fronte al Commissariato, dove terremo una conferenza stampa. Questo sarà solo il primo di una lunga serie di iniziative che dureranno finché questa incresciosa situazione non cesserà. Il dibattito continuerà con colloqui con interlocutori politici regionali e nazionali, fino a portare il caso di Città di Castello all’attenzione del Parlamento e del Presidente Mattarella“.
Immediata è arrivata anche la risposta della Questura di Perugia, che “smentisce nel modo più categorico che vi siano state, in tutti gli Uffici, disposizioni o comportamenti indotti dalla dirigenza, che abbiano potuto incidere sulla diffusione del virus Covid-19 tra i dipendenti“.
“Proprio la linea seguita, dettata da disposizioni di Autorità sanitarie e Dipartimento di Pubblica Sicurezza circa le procedure per la tutela del personale, hanno consentito di ottenere risultati molto soddisfacenti con una aliquota di contagiati assolutamente contenuta mentre, fortunatamente, nessuno dei dipendenti, è risultato contagiato in modo grave“.