“La Valnerina è il cuore pulsante dell’Umbria pertanto è da qui che deve ripartire la rinascita economica territoriale”. Lo afferma Valerio Mancini (Lega-presidente della Seconda Commissione) dopo la sua visita, nei giorni scorsi a Norcia dove, “insieme alle associazioni di categoria nursine, a Daniela Benedetti (Coldiretti Umbria), a Stefano Mosconi (Confagricoltura Umbria) e ad alcuni esponenti locali della Lega, abbiamo visitato la stalla dell’allevatore Claudio Salvatori e molte altre aziende zootecniche del territorio”.
Mancini rileva che “molteplici sono state le criticità emerse e le problematiche legate ai settori dell’allevamento e dell’agricoltura nel territorio della Valnerina, che con unità di intenti e collaborazione fattiva, dobbiamo impegnarci a risolvere quanto prima. Gli imprenditori agricoli si trovano costantemente a fare i conti con sempre più crescenti ‘avversità’, sia burocratiche che economiche, basti pensare che il prezzo di produzione del latte è di poco inferiore al prezzo del ritiro in stalla”.
“In particolare – aggiunge Mancini – la Valnerina sconta una difficile convivenza con l’area parco ‘Monti Sibillini’, perla di rara bellezza paesaggistica, fonte insostituibile di biodiversità animale e vegetale, ma che a volte rappresenta un problema a causa della burocrazia. Gli skyline fotografici del Pian grande in fiore, conosciuti in tutto il mondo, non esisterebbero se le imprese agricole locali non coltivassero con fatica le migliaia di piccoli appezzamenti fondiari ivi presenti, ed è proprio per questa immemore e rispettosa convivenza, che il Parco deve coadiuvare con la dovuta diligenza e competenza lo sviluppo sostenibile del tessuto agricolo e turistico ricettivo, trasformandosi da ostacolo burocratico a socio in affari”.
“Gli imprenditori del settore – ha continuato Mancini – stanno inoltre facendo i conti con la progressiva riduzione dei contributi pubblici: la compensativa, per citarne una, è stata ridotta del 70 per cento nel 2016, anno del sisma, e del 60 per cento negli anni successivi. Molte anche le difficoltà legate all’attuazione del Psr (Piano di Sviluppo Rurale) che, così come programmato dalla precedente Amministrazione, risulta carente di fondi, velocità d’azione e competenze istruttorie, da potenziare, semplificare e convogliare obbligatoriamente verso le misure cardine dello stesso”.
“Stiamo lavorando – ha assicurato Mancini – per mitigare al massimo queste criticità cercando di ridistribuire i fondi con parsimonia, coerenza, ma soprattutto coscienza tecnica e consapevolezza territoriale. Altro fattore deprimente – ha detto – lo sviluppo agricolo dei territori dell’Appennino Umbro Marchigiano, è rappresentato dalle grandi aziende zootecniche del Nord, che sembrerebbero invadere di nome. ma non di fatto tutte le grandi estensioni pascolive di proprietà collettiva, giocando al rialzo sui canoni di affitto, a discapito degli allevatori locali. È una battaglia economica questa, che gli allevatori umbri non possono vincere da soli, penalizzati dai mercati locali e dalle esigue marginalità che gli stessi offrono”.